Lo scorso 8 maggio un decreto dell’Unità tecnica della Protezione Civile, firmato dal capo Nicola Dell’Acqua, mette un punto definitivo alla possibilità di aprire quella che sarebbe stata la più grande discarica d’Europa.
Cava Vitiello è stata riconsegnata ai proprietari Alfredo e Giovanni, e lo Stato dovrà corrispondere loro delle indennità per aver occupato temporaneamente la fossa, che originariamente sarebbe servita per ospitare la lava nel caso di un’eventuale eruzione del Vesuvio.
Le operazioni di restituzione delle aree saranno curate dai tecnici incaricati dall’Unità Tecnica amministrativa che redigerà un verbale apposito in presenza di testimoni.
La vicenda di Cava Vitiello sembra essere terminata con un lieto fine quindi, dopo tre anni dallo scoppio delle ferventi proteste dell’area vesuviana ed in particolare a Boscoreale e a Terzigno.
I mesi che vanno da ottobre a dicembre del 2010 furono caratterizzati dalle proteste cittadine a causa dei miasmi emanati dalla Sari, una discarica nei pressi del Parco Nazionale del Vesuvio che si trova a 200 metri dal centro abitato. Alla notizia dell’eventuale apertura di Cava Vitiello non appena la Sari avrebbe raggiunto il limite massimo di capienza, i cittadini scesero in piazza a manifestare il loro dissenso.
La protesta terminò con la cancellazione dal piano rifiuti della Vitiello, ma la Sari restò aperta, ed è stata chiusa lo scorso anno, dopo aver raggiunto la capacità massima per ospitare i rifiuti.
La legge emanata dal Consiglio dei Ministri nel 2010 in risposta alle proteste cittadine aveva sempre rappresentato per la gente un pericolo, perché cancellava la Vitiello dalla lista dei siti destinati a raccogliere i rifiuti, ma lasciava intendere che sarebbe stata aperta nel caso dello scoppio di un’emergenza.
Un lieto fine quindi per tutti i comitati che si erano battuti affinché la Cava non venisse toccata; era il 2010 e la rotonda di via Panoramica a Boscoreale rappresentò l’epicentro delle battaglie di migliaia di persone che erano stanche dei miasmi emanati dalla Sari, l’altra discarica che si trova nei pressi del Parco Nazionale del Vesuvio.
Alfredo e Giovanni Vitiello sono i proprietari originari della cava e furono arrestati il 3 dicembre 2010 per aver continuato ad estrarre sabbia e pietra lavica, dopo averla ceduta alla Presidenza del Consiglio dei Ministri per attività di interesse Nazionale.
“Con quest’atto è stata messa la parola fine ad una lunga battaglia che ha coinvolto la cittadinanza e la nostra amministrazione – afferma Gennaro Langella, ex primo cittadino e candidato sindaco in una nota stampa –. Grazie alla nostra tenacia è stato scongiurato un grave pericolo”.
“E’ sicuramente la prima bella notizia tra tante brutte – afferma la presidentessa delle Mamme Vulcaniche Luisa Lettieri. Il problema rifiuti in Campania esiste da vent’anni e siamo contente, anche se resta il problema della Sari e delle falde acquifere inquinate”.
Giovanna Sorrentino