“Li abbiamo visti finalmente confrontarsi in pubblici “faccia a faccia”. E in appena due paroline hanno tracciato la distanza oceanica tra i loro obiettivi, tra le loro idee, tra i loro programmi per la città di Portici: continuità e discontinuità. La prima incarnata da Giovanni Iacone (e dal suo meglio che “deve ancora venire”, oddio), che non ha fatto misteri nel definire il suo programma una naturale prosecuzione di quanto già non fatto dal predecessore Cuomo. Il “discontinuo” Nicola Marrone dichiara di voler tagliare ogni ponte col passato, pur imbarcando un bel po’ di ex assessori (anche indagati), ex consiglieri e un gran numero di portavoti di professione che in quel passato ci hanno sguazzato e ancora ci sguazzano. Si sono dichiarati guerra apertamente, si sfidano con veemenza in ogni confronto pubblico, bocciano con forza il programma dell’altro. A questo punto ci chiediamo e chiediamo a entrambi: in caso di ballottaggio, cosa accadrà se a concorrere fosse solo uno dei due? Forse che il centrosinistra “democristianizzato” trovi degli improbabili punti di convergenza tra due schieramenti che oggi non fanno che scagliarsi reciprocamente veleni e accuse. E dall’astio si passerà al “volemose bene” e allora tutti uniti per la conquista di Palazzo Campitelli? Un po’ come quel Governo nel quale lavorano a braccetto strani personaggi che si sono fatti una guerra spietata per vent’anni. Sarebbe ridicolo. Ci poniamo in attesa di risposta. Sperando che non sia: “Niente paura, tanto vincerò al primo turno”. La presunzione no, quella non ce l’aspettiamo”.