Avellino, è serie B!

C_3_Media_1696982_immagine_oleftFesta ad Avellino. La squadra dell’Irpinia chiude il campionato della LegaPro al primo posto, con ben 60 punto ed accede alla serie B, lasciandosi alle spalle il Perugia a 58 punti, la Nocerina ed il Latina a 53. Mister Rastelli compie un autentico miracolo, ma più di lui la dirigenza che in soli 5 anni, porta la squadra dalla serie D alla B. Stagione da giocare fino alla fine, visto che la certezza dell’accesso alla serie cadetta è giunta solo domenica, nell’ultima partita contro il Catanzaro. La storica promozione ottenuta dalla truppa di Rastelli ha riportato l’entusiasmo in una provincia che negli ultimi anni aveva conosciuto tante disgrazie, dal fallimento alla serie D, ed ora, grazie ad una gestione societaria pressoché perfetta, può tornare a sognare. I tifosi irpini si sono così potuti lanciare nella festa, dopo una stagione trionfale che ha visto i biancoverdi essere sempre nella parte alta della classifica, salvo da dicembre occuparne saldamente la testa, eccetto qualche settimana in cui il Latina ha avuto la meglio: tanta gioia in città dopo aver visto un fallimento nel 2009, il primo per il glorioso sodalizio irpino. Ma la vittoria di domenica al Ceravolo di Catanzaro, targata Zigoni, ha fatto sì che venisse riscattata anche la partita più brutta, e forse anche scandalosa, della storia recente dell’Avellino: nel 2011, quando l’Avellino militava in Seconda Divisione, andò in scena in terra calabra una partita che sulla carta avrebbe dovuto vedere gli irpini vincere, visto che si giocava contro una squadra che non avrebbe potuto evitare la retrocessione in serie D e soprattutto il fallimento. La partita andò diversamente, con i giallorossi in vantaggio dopo 5 minuti e che con quel gol si aggiudicarono la partita, con lo scalpore di mezza Italia e soprattutto la rabbia dei tifosi: dopo qualche giorno uscirono anche voci circa l’esito previsto da alcuni giocatori per scommesse, che portarono Rinaldi e Marruocco fuori rosa e successivamente a svincolarsi. La partita di domenica, per chi come Millesi e D’Angelo, unici superstiti di quella squadra, ha significato molto anche per riscattare il punto più basso della storia del calcio irpino, registratosi proprio in Calabria.

 

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