“Partecipare al seminario Europa e Mediterraneo – Integrazione europea tra crisi, dialogo e sfide identitarie significa accogliere l’invito ad aprirsi a ciò che spesso consideriamo lontano e diverso. Eppure la nostra Europa ci sta abituando a considerare le distanze sempre meno corpose e le differenze sempre più preziose. È per questo che ritengo non solo auspicabili, ma addirittura irrinunciabili eventi di questo tipo, che rinnovano la sfida al dialogo, al confronto, al reciproco arricchimento”. Con queste parole, l’onorevole Flora Beneduce, consigliere regionale della Campania, saluta i relatori, i sindacalisti, i politici e gli ospiti provenienti da 18 Paesi europei, presenti alla due giorni di studi e dibattiti in corso a Napoli. Il capoluogo campano, da sempre interprete di una volontà di interscambio per il reciproco arricchimento, dal 17 a l 19 maggio, accoglie l’evento organizzato dal Movimento Cristiano Lavoratori in collaborazione con i suoi partners europei. Il cuore di questa due giorni è la consegna da parte del Presidente MCL, Carlo Costalli, al Patriarca Latino di Gerusalemme, Mons. Fouad Twal, della seconda tranche del contributo per la costruzione dell’Università di Madaba. La cultura rende gli uomini più accoglienti, più tolleranti, più illuminati. “È da questa consegna che parte il mio invito e il mio impegno come consigliere regionale – continua l’onorevole Beneduce –. Promuovere iniziative, scolastiche e non, volte alla conoscenza delle realtà del Mediterraneo, alla scoperta delle tradizioni, alla valorizzazione di ciò che per noi è nuovo. Non dobbiamo cedere alla tentazione di omologarci e sacrificare, pian piano, la nostra identità. Al contrario dobbiamo affermare ciò che siamo, riconoscendo il valore storico, antropologico, religioso ed etico di culture diverse dalla nostra. Ecco perché è importante il sostegno alle associazioni e agli enti che vogliano promuovere l’incontro, lo studio, l’approfondimento, il viaggio. Non siamo monadi, siamo chiamati alla socialità. E la nostra socialità non può esaurirsi tra le mura domestiche. Dobbiamo aprirci all’Italia, all’Europa, al Mediterraneo. Ciò che ci accomuna è più forte di ciò che ci separa. Le nostre radici sono il nostro futuro. Il futuro comune dell’Unione Europea e del Mediterraneo”.