D’Auria, 48enne che proprio oggi avrebbe compiuto gli anni, soprannominato «’o panettiere», era un pregiudicato di piccolo calibro. L’episodio ha avuto luogo in un’appartamento di via Meucci nella periferia nord di Castellammare dove Pasquale D’Auria viveva con il figlio e una figlia. Il dardo con due lame sarebbe stato scoccato nel corso di una lite, una delle tante, scoppiata per motivi di soldi. Nicola D’Auria avrebbe chiesto dei soldi ed il padre glieli avrebbe negati.
Secondo una prima ricostruzione della polizia, Pasquale D’Auria sarebbe stato raggiunto dalla freccia mentre si trovava di spalle. Prima di essere trasportato in ospedale qualcuno avrebbe cercato di estrarre il dardo, causando maggiori danni agli organi interni. Quando Pasquale D’Auria è stato raggiunto dalla freccia, in casa non c’era la moglie. La donna, infatti, si trovava, a Cirò Marina, in Calabria.
La Polizia di Castellammare di Stabia ha perquisito l’abitazione e ha trovato oltre che la balestra, anche un machete e una tuta militare. Sembra, infatti, che il giovane coltivava una particolare passione per questo genere di cose. I parenti della famiglia D’Auria, ascoltati dagli inquirenti, hanno riferito che i rapporti tra padre e figlio erano difficili e che le liti si susseguivano con frequenza. L’uomo sarebbe stato trovato in casa in una pozza di sangue e con la freccia conficcata nel torace dalla figlia che immediatamente ha chiamato i soccorsi. D’Auria è arrivato al pronto soccorso privo di conoscenza accompagnato dalla convivente che, in un primo momento, sembrerebbe abbia riferito di aver trovato il compagno in quelle condizioni in strada nei pressi del condominio.
Omicidio volontario aggravato. E’ questo il capo d’accusa del fermo di Nicola D’Auria. Una famiglia lacerata da liti, quella dei D’Auria. Nicola D’Auria, dopo essersi costituito intorno alle 23, ha ammesso la sua responsabilità nella morte del padre.