“Basterebbero 350mila euro e meno di 30 giorni per far ripartire tutto, ma ormai da tempo la politica ha abbandonato le Terme di Stabia”. Il dimissionario amministratore unico della società partecipata stabiese, Francescopaolo Ventriglia, si è sfogato dopo mesi di silenzio e critiche nei suoi confronti, alla presenza anche del direttore generale Francesco Circiello. E lo ha fatto a pochi giorni dal delicato ballottaggio che darà al Comune di Castellammare di Stabia finalmente un nuovo sindaco, dopo il commissariamento di novembre. “In questo momento – ha spiegato Ventriglia – le Terme hanno debiti per 9 milioni di euro che, se domani la partecipata chiudesse, ricadrebbero sulla Sint, e dunque direttamente sul Comune di Castellammare”.
Una situazione a dir poco particolare, così come quella del personale: 205 dipendenti, di cui 70 part-time e 30 full-time con contratto a tempo indeterminato, e ben 105 stagionali. “Nulla da dire sulle capacità dei lavoratori – ha proseguito l’amministratore unico – loro sono competenti e si impegnano anche tanto. Il vero problema è rappresentato dai quadri, referenti di una politica vecchia e di piccoli poteri”.
Nelle ultime ore, i commissari prefettizi hanno bocciato i Bilanci presentati dalla partecipata, e inviato tutta la documentazione alla Corte dei Conti. È stato durissimo il giudizio del Collegio Sindacale della società sui conti della partecipata Terme di Stabia. Sotto accusa decine di punti, tra i quali: mancato versamento di stipendi e competenze accessorie; saldi a clienti e fornitori difformi da quanto presentato dal management; difformità rispetto alla realtà sulle ritenute Irpef; mancato versamento di ritenute e contributi; mancato versamento di imposte e contributi Inps ed Inail per il 2011; sovrastima del risultato di esercizio. Il commissario prefettizio Rosanna Bonadies, nell’impossibilità di approvare il Bilancio 2011, ha quindi inviato il tutto alla magistratura contabile. Da non sottovalutare, poi, i procedimenti in corso per mancato versamento dei contributi ai lavoratori: l’indagine delle autorità andrebbe dal 2009 fino ad oggi.
“Le Terme sono state isolate per le mancanze politiche – ha detto Ventriglia – e per l’assenza di interventi nell’economia e quindi ricapitalizzazione, così come nelle iniziative di marketing territoriale. Il Comune, però, ha l’obbligo di salvare la sua partecipata dal fallimento. Se, invece, ci si chiude in una burocrazia sterile ci si ferma. Fino ad oggi, poi, l’hotel è stato considerato un “gioiello di famiglia”, invece – ha proseguito – credo che l’unico vero patrimonio delle Terme è il termalismo in sé. Dunque, risulta inutile anche la funzione della Sint, società partecipata che è proprietaria degli immobili del Solaro: la sua unica funzione è la gestione della manutenzione straordinaria”. Quella ordinaria, invece, spetterebbe alle Terme stesse, ma Ventriglia ha attaccato: “Dopo anni di abbandono, ormai anche l’ordinario è diventato straordinario”.
Per il dimissionario amministratore unico di Terme di Stabia, l’unica speranza di salvezza sarebbe “ricercare partner per il centro congressi e l’albergo. E poi, puntare a salvaguardare il contratto in essere con l’Asl, facendo ripartire il centro termale al più presto, intercettando quella fetta di clientela “solita” che non è mai mancata. Infine, bisognerebbe finalmente inserire le Terme nel redditizio mercato del benessere, quello che fa veramente salire i fatturati, attirando con i “pacchetti” anche la clientela giovane che, finora, è sempre stata lontana dallo stabilimento termale stabiese”.
L’azienda al momento resta ancora chiusa, la volontà di riaprirla ci sarebbe, anche se le casse restano inesorabilmente vuote, mentre i dipendenti sono tuttora in cassa integrazione e la struttura continua ad essere depredata nottetempo di rubinetti, rame e altri oggetti.
Dario Sautto