Una situazione a dir poco particolare, così come quella del personale: 205 dipendenti, di cui 70 part-time e 30 full-time con contratto a tempo indeterminato, e ben 105 stagionali. “Nulla da dire sulle capacità dei lavoratori – ha proseguito l’amministratore unico – loro sono competenti e si impegnano anche tanto. Il vero problema è rappresentato dai quadri, referenti di una politica vecchia e di piccoli poteri”.
“Le Terme sono state isolate per le mancanze politiche – ha detto Ventriglia – e per l’assenza di interventi nell’economia e quindi ricapitalizzazione, così come nelle iniziative di marketing territoriale. Il Comune, però, ha l’obbligo di salvare la sua partecipata dal fallimento. Se, invece, ci si chiude in una burocrazia sterile ci si ferma. Fino ad oggi, poi, l’hotel è stato considerato un “gioiello di famiglia”, invece – ha proseguito – credo che l’unico vero patrimonio delle Terme è il termalismo in sé. Dunque, risulta inutile anche la funzione della Sint, società partecipata che è proprietaria degli immobili del Solaro: la sua unica funzione è la gestione della manutenzione straordinaria”. Quella ordinaria, invece, spetterebbe alle Terme stesse, ma Ventriglia ha attaccato: “Dopo anni di abbandono, ormai anche l’ordinario è diventato straordinario”.
Per il dimissionario amministratore unico di Terme di Stabia, l’unica speranza di salvezza sarebbe “ricercare partner per il centro congressi e l’albergo. E poi, puntare a salvaguardare il contratto in essere con l’Asl, facendo ripartire il centro termale al più presto, intercettando quella fetta di clientela “solita” che non è mai mancata. Infine, bisognerebbe finalmente inserire le Terme nel redditizio mercato del benessere, quello che fa veramente salire i fatturati, attirando con i “pacchetti” anche la clientela giovane che, finora, è sempre stata lontana dallo stabilimento termale stabiese”.
L’azienda al momento resta ancora chiusa, la volontà di riaprirla ci sarebbe, anche se le casse restano inesorabilmente vuote, mentre i dipendenti sono tuttora in cassa integrazione e la struttura continua ad essere depredata nottetempo di rubinetti, rame e altri oggetti.
Dario Sautto