Hashish dal Marocco, spallata al clan Polverino: stroncato business da 40 milioni di euro

hashishSono 69 gli arresti di esponenti di vertice e gregari del clan Polverino eseguiti dai carabinieri del nucleo investigativo di Napoli nell’ambito di un’indagine sul traffico di droga tra Marocco, Spagna e Italia. Si tratta di un’operazione nella quale complessivamente, come anticipato ieri, sono stati eseguiti 120 arresti anche in Spagna, in collaborazione con la guardia civil spagnola.Circa quaranta milioni netti l’anno. E’ quanto frutta al clan Polverino, egemone nel Napoletano tra le zone di Marano a Quarto, il monopolio nel traffico di droga, soprattutto hashish, dal Marocco, via Spagna, in Italia. Un ‘commercio’ che il clan del boss Giuseppe Polverino esercitava anche per conto di Cosa Nostra. Lo documenta un’indagine dei carabinieri che ha portato il gip Alberto Capuano a firmare due misure cautelari, rispettivamente di 1250 pagine e 470 pagine, che coinvolgono 110 indagati, compresi il boss, la moglie e i figli. Un’organizzazione nell’organizzazione che gestiva le ‘quote’ da 100 mila euro che ciascun gruppo criminale interessato ad acquistare stupefacente direttamente alla fonte versava ai Polverino per vedere raddoppiato l’investimento. Secondo le stime, ogni mese il clan era in grado di far entrare in Italia e fino all’area nord di Napoli, spesso in valige di juta per mascherare l’odore, fino a sei tonnellate di hashish. Oltre alle misure cautelari, eseguite anche in Spagna, i militari dell’Arma hanno proceduto anche al sequestro di beni. Nel corso delle indagini sono state sequestrate inoltre circa 6 tonnellate di hashish. L’inchiesta costituisce il prosieguo di un’indagine che nel 2011 aveva portato a 49 misure cautelari e al sequestro beni da un miliardo di euro e documenta traffici di droga dal 2009. Il boss Giuseppe Polverino, la cui latitanza fu interrotta nel giugno dell’anno scorso a Jerez de La Frontera, in Spagna, dal carcere, attraverso i colloqui con moglie e figli, continuava a dirigere il traffico di droga.Polverino, giudicato insieme ad altri 49 arrestati nel 2011, e’ stato condannato in primo grado a 20 anni di reclusione il 21 dicembre dello scorso anno dal gup con rito abbreviato, vedendosi confiscare i beni sequestrati l’anno precedente. La sentenza, sottolinea in nota il procuratore aggiunto Giovanni Melillo, riconosce la ricostruzione operata dagli inquirenti sulle tre direttrici di ‘attivita” del clan: traffico internazionale di stupefacenti, gestione delle estorsioni, reimpiego dei proventi dell’illecito in imprese alimentari e del settore edile. Ruolo fondamentale nel gruppo che gestiva per il clan l’importazione dell’hashish e’ quello di Mohamed Lahasen, detto ‘Tito’ o ‘Tittarella’, che e’ il principale fornitore dei Polverino, destinatario di un mandato di arresto europeo. Seconda misura cautelare, poi, per Gennaro Prencipe, gia’ destinatario di un provvedimento nel 2011, candidato a sindaco di Quarto per il centrosinistra nel 2007, consigliere del Pd per quattro consiliature e poi sospeso dopo il suo coinvolgimento nelle inchieste sul clan.

Il clan Polverino imponeva anche l’acquisto di vino ad alberghi e ristoranti. La loro attivita’ principale era il traffico di droga dal Marocco attraverso la Spagna, ma il capoclan Giuseppe Polverino e la moglie, Filomena Schiano, non disdegnavano di compiere estorsioni: imponevano per esempio a numerosi ristoratori e albergatori l’acquisto di vino prodotto da una loro azienda con i marchi ‘Feudi’ e ‘Il Castello’. E’ quanto emerge dall’ordinanza di custodia cautelare notificata nelle scorse ore a piu’ di cento persone tra Italia e Spagna nel corso di un’operazione congiunta di carabinieri e guardia civile. La ricostruzione della vicenda e’ stata possibile grazie all’intercettazione di alcune telefonate caratterizzate – scrive il gip Alberto Capuano – dal ”tono persuasivo utilizzato dalla Schiano e da quello dimesso e asservito delle vittime. Si assiste, in particolare, ad una serie di conversazioni caratterizzate dal’iniziale rifiuto di tutti gli acquirenti che prospettano difficolta’ economiche e, soprattutto, la massiccia giacenza in magazzino di precedenti provviste sempre fornite dalla donna. Le rimostranze della Schiano (‘o volete o non volete un paio di pedane ve le devo mandare per forza’) inducono i commercianti a sottostare alle volonta’ della donna”.

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