Rispetto al primo punto, i rappresentanti dei lavoratori (Mariano, Pepe, Cirillo, Cartagine, Flauto e Visciano) lamentano il mancato inizio dei lavori di ristrutturazione per le case demaniali nonostante continue promesse anche dal MIBAC. La stessa amministrazione, in un documento dell’otto febbraio 2012 che riporta i risultati delle indagini ambientali sulla sostanza killer negli uffici di Porta Marina e nello spogliatoio della Casa di Bacco, afferma che “la concentrazione di fibre di amianto aereo disperse è inferiore a quella indicativa di un inquinamento in atto” quindi “non occorre una bonifica ma un controllo periodico e l’attuazione di provvedimenti idonei a scongiurare pericoli di danneggiamento”. Di contro “il sindacato, a più riprese, ha segnalato che quei prefabbricati dovevano essere abbandonati già da molto tempo prima perché, come tutti i manufatti che contengono amianto, con il passare degli anni (ca. trenta) e di conseguenza con il naturale invecchiamento, rilasciano fibre nocive nell’ambiente interno e circostante, con evidente pericolo per chi vi lavora costantemente”. Tuttavia, continuano i sindacalisti, “nel calendario dei prossimi interventi di restauro del Grande Progetto Pompei non è inserito il completamento del restauro degli edifici demaniali”. “L’Amministrazione – commentano i sindacati- anziché garantire la sicurezza e la salubrità dei luoghi di lavoro, non fa nulla per risolvere il problema, dimostrandosi insensibile ad una tematica così importante e determinate anche per la salute psicologica dei lavoratori, che hanno visto negli anni morire di tumore tanti giovani colleghi e che si chiedono se anche loro corrono questo rischio lavorando in quegli ambienti”.
Altro tema dolente l’organizzazione del personale, connessa alla perdita di autonomia della Soprintendenza di Pompei accorpata a quella di Napoli. A sei anni da tale provvedimento, scrivono i sindacati, “non esiste un’organizzazione del lavoro che abbia riunito organicamente le due ex Soprintendenze di Napoli e di Pompei che sono, di fatto, ancora rimaste separate”. Categorie di lavoratori penalizzate, denunciano i sindacati, e un’amministrazione che “ha riproposto l’ipotesi di organizzazione del lavoro redatta nel 2009 dall’antecedente Soprintendente già ampiamente contestata perché concentrava, senza nessun criterio, la maggior parte delle funzioni di responsabilità, di coordinamento e di indirizzo, al personale di Napoli. Ci aspettavamo una proposta concreta e non una riproposizione leggermente modificata in peggio e tra l’altro vuota di contenuti (manca qualsiasi riferimento alle professionalità da adibire agli uffici, alle unità operative e alle macroaree nonché alla funzione di responsabili)”.
Per le questioni poste sul tappeto i sindacati si rivolgono direttamente al ministero: “Pompei – concludono i rappresentanti sindacali -ha bisogno dell’autonomia e il Ministro Massimo Bray dovrebbe ripromuovere, da subito, l’istituzione della Soprintendenza autonoma di Pompei per non far perdere tutte le iniziative in favore della tutela, turismo e dello sviluppo economico territoriale”.
Claudia Malafronte