Il rispetto umano e il disprezzo politico

Il gesto di morte del fioraio di Ercolano, come ogni azione individuale, sia pur disperata, si rispetta. E nel rispetto deve inglobarsi  la “vicinanza umana”, uno degli atteggiamenti sui quali si fonda l’architettura della convivenza. Se manca questo, salta tutto. Rimane, però, lo stupore e l’incredulità che possa accadere ciò, se le motivazioni che lo avrebbero indotto, riguarderebbero un’ingiustizia subita da un’istituzione che deve operare per la buona gestione dei diritti individuali, sia pur nella geografia dei diritti diffusi.

Ancora una volta il tema è la sopraffazione della cultura “dei più forti” sulla corretta azione amministrativa, ispirata alla garanzia dei diritti e finalizzata a garantire opportunità, sviluppo e giustizia per tutti.

Mentre il nuovo sindaco di Roma, gioioso, si mostra in sella ad una bici mentre pedala (ma soprattutto dovrà pedalare e in salita) alla volta del Campidoglio tra due ali di vigili, sempre in bici, dalle nostre parti già si assiste a disgustose scene della serie “traditore, te la faremo pagare”. Ed è solo l’inizio.

L’umana attitudine al “prezzo”, anche a danno del “valore pubblico”, non risparmia nessuno. La politica, come sempre, fornisce il più ampio campionario di sconci, ruberie, sopraffazioni ed inefficienze. La burocrazia alimentata dalla cattiva politica o la cattiva politica, complice di un’arrogante e inefficiente burocrazia (due aspetti della stessa medaglia),è ritenuta il cancro della società.  Questa convinzione sembra registrare sempre più consensi trasversali e ampiamente maggioritari. Eppure non succede ancora nulla capace di rimuovere questo male mortale. Le caste e i privilegi resistono. Sono possenti scogli. Ma il malcontento sale e può sbriciolare tutto, anche le rocce. Ma la consapevolezza per arginare il pericolo non ha ancora prodotto strumenti e soluzioni politiche.

Anche nella chiesa, dove l’ambizione alla santità dovrebbe ispirare al bene l’azione delle nomenclature apicali e parrocchiali, le cose non vanno nella giusta direzione. Papa Francesco, ancora una volta, non ha coperto nulla. Recentemente ha detto anche questo: ”San Pietro non aveva un conto in banca, e quando ha dovuto pagare le tasse il Signore lo ha mandato al mare a pescare un pesce e trovare la moneta dentro al pesce, per pagare”. Cosi il Papa, parlando “ai suoi” in un’omelia mattutina dedicata ai temi della “povertà” e “gratuità”, con cui deve agire la Chiesa. Non credete che questo atteggiamento potrebbe essere utile anche ad uno Stato e ad un Paese che ha bisogno di crescere e bene?

Antonio Irlando

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