Torre Annunziata, la firma digitale del sindaco è scaduta: il Comune perde due milioni

comune Torre AnnunziataScivolano via dalle casse di Palazzo Criscuolo circa due milioni di euro a causa della firma digitale “scaduta” del sindaco Giosuè Starita. I fondi, sbloccati tramite decreto dallo Stato, sono stati concessi ai Comuni per lo sviluppo dei progetti legali alla realizzazione di opere pubbliche e servizi sensibili, come tasse e alloggi popolari. Una boccata d’ossigeno che, in due anni, avrebbe permesso a Torre Annunziata di fronteggiare la crisi che ne rallenta lo sviluppo ormai da troppo tempo. Il finanziamento infatti, riguarda non solo l’anno in corso ma anche il prossimo, concedendo al comune una cifra pari a quattro milioni di euro. Due dei quali però, sono ormai andati in fumo. Tutto è dipeso dall’impossibilità di convalidare l’atto di richiesta dei fondi perché, come sostenuto dai tecnici, “la firma digitale del sindaco è scaduta”. Stando alle attuali procedure, questa andrebbe rinnovata ogni sei mesi, impegno che, evidentemente, è sfuggito alla memoria dell’amministrazione oplontina. “Non c´è solo l´inadeguatezza della Giunta Starita” – affermano gli esponenti di SEL – “ma un problema di indolenza di dirigenti e funzionari comunali che nel corso degli ultimi anni hanno perseverato in errori e inadempienze sotto l´ombrello di una classe politica che si garantiva la sopravvivenza con la propria e altrui mediocrità.” “Il tutto – hanno continuato – è sfumato per un banale errore amministrativo. Non è la prima volta. Basti pensare ai finanziamenti per il porto, ormai lasciato nel degrado più totale, in un balletto di responsabilità tra chi amministra oggi e chi amministrava qualche tempo fa, con un punto di contatto: la miopia politica e l´incapacità progettuale”. “L’amministrazione ha perso anche ciò che doveva essere un suo diritto – ha commentato Vincenzo Sica, esponente di Centro Comune – E’ una situazione inaccettabile, l’ennesima prova di una programmazione superficiale. Non si può dimenticare di rinnovare la firma del primo cittadino. Ora vogliamo spiegazioni valide”.

Marco Seppone

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