Approda in Parlamento la crisi delle industrie conserviere dei Lattari e dell’agro – nocerino – sarnese. L’assenza di un piano industriale ha portato, negli ultimi 12 mesi, alla chiusura dell’ex Ipa di Sant’Antonio Abate, della Conserviera Sud e dell’Elvea (aziende appartenenti al gruppo Ar dell’imprenditore Antonino Russo), con in prospettiva l’apertura di un nuovo dramma occupazionale. Per evitare questo scenario, i deputati di Sinistra e Libertà Giorgio Ariaudo e Arturo Scotto hanno presentato un’interpellanza parlamentare al Ministro dello Sviluppo Economico, al ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali. “Occorre attivare subito un tavolo tecnico con i ministeri interessati e con i rappresentanti delle categorìe interessate – affermano -, al fine di individuare soluzioni in grado di tutelare il posto di lavoro e i diritti dei lavoratori. La chiusura delle industrie conserviere sui Lattari – continuano i due parlamentari vendoliani – coinvolge 225 operai fissi e un indotto, comprensivo degli stagionali, di circa 1500 dipendenti. Ad oggi – concludono – gli stabilimenti di Sant’Antonio Abate e dell’agro – nocerino – sarnese sono stati completamente smantellati, e solo 40 dipendenti sono stati spostati presso l’ex Elvea Scatolificio di Angri”. Sul caso sono intervenuti anche i rappresentanti sindacali di categorìa, rivolgendo un appello agli imprenditori e alle istituzioni locali. “Bisogna intervenire in maniera rapida e risolutiva – afferma Franco Fattoruso, membro della segreteria provinciale di Fai – Cisl -, perché il dramma lavoro nell’area stabiese non riguarda solo Fincantieri e Terme, ma anche il settore agro – alimentare dei Lattari. Bisogna dunque puntare sulla reindustrializzazione delle aree dismesse – continua -, per continuare a dare un futuro a centinaia di famiglie residenti in questi comuni”. L’allarme lanciato negli anni scorsi dai sindacati è diventato dunque un’amara realtà per un settore che, da sempre, è stato il fiore all’occhiello dell’industria made in Lattari e che adesso, anche in virtù del trasferimento in Puglia della principale azienda abatese, rischia di entrare in una profonda crisi. Un’industria, quella dell’”oro rosso locale”, minacciata da nuovi concorrenti nazionali ed esteri e dal trasferimento in altre regioni (in primis Puglia e Basilicata) di alcuni colossi industriali come l’Ar di Sant’Antonio Abate e la Doria di Angri. E sono 20 le aziende presenti sul territorio, tutte di dimensioni medio – piccole e localizzate prevalentemente nei comuni di Sant’Antonio Abate, Santa Maria la Carità , Gragnano e Pompei (versante Napoletano) e ad Angri e Scafati, sul versante dell’Agro.
Sant’Antonio Abate, crisi industrie conserviere arriva in Parlamento
Francesco Fusco