Se l’Unesco espelle Pompei…

Scavi PompeiOra che il rischio per Pompei di essere “cancellata” dall’elenco dei siti Unesco, patrimonio dell’Umanità, per il degrado e per la non adeguata gestione della conservazione è un evento che potrebbe concretamente verificarsi (analogo destino potrebbe valere anche per Ercolano e Oplontis, legate dallo stesso provvedimento di riconoscimento emanato nel 1997), è chiaro a tutti che è in gioco la reputazione mondiale dell’Italia e non solo di Pompei.

L’allarme lo lanciammo molti anni addietro ma, come spesso accade, chi manovra (male) non gradisce il disturbo delle“segnalazioni”. C’è da sperare che non si minimizzi ancora una volta l’ammonizione che l’Unesco ha pronunciato in questi giorni per la cattiva gestione della conservazione degli scavi di Pompei. Durante la seduta internazionale di lavoro tenutasi in Cambogia nei giorni scorsi, è stato stabilito con ampia benevolenza – contrariamente a quanto proposto dall’organo tecnico di controllo Unesco – di rimandare al 2015 l’eventuale iscrizione nell’elenco dei “siti in pericolo” e di “monitorare attentamente”  quanto verrà fatto per lo stato di conservazione dell’area archeologica pompeiana.

Nel severo rapporto che gli ispettori dell’organismo culturale delle Nazioni Unite hanno redatto dopo diversi sopralluoghi compiuti a Pompei tra dicembre 2012 e gennaio del 2013, si esprime “ancora preoccupazione” dopo che sono stati osservati “ulteriori crolli e identificate altre tredici case a rischio crollo”.

Nella relazione degli esperti internazionali si legge del “cattivo stato di manutenzione di parti di Pompei e del progressivo deterioramento di dipinti murali, pavimenti a mosaico e altre decorazioni”. Tutte notizie che trovano autorevole e triste conferma, ma che i lettori di questo giornale hanno conosciuto nel tempo.

Il varo del “Grande Progetto Pompei”, è stato un atto necessario per dimostrare che dopo i crolli e gli sprechi milionari – in parte già accertati da inchieste della magistratura come nel caso del discutibile “restauro” del teatro romano – si iniziava ad “operare bene per salvare Pompei”.

Intanto gli interventi programmati nell’area archeologica sono in notevole ritardo attuativo sulla prevista tabella di marcia, mentre le prime tre gare sono state aggiudicate con ribassi record, superiori al 50% del valore di partenza. Anche sui ritardi gli ispettori Unesco si dicono “preoccupati” della possibilità che si possano concludere gli interventi entro il 2015, come stabilito dall’Unione Europea che ha cofinanziato l’intervento del valore complessivo di 105 milioni. Dall’organismo delle Nazioni Unite è stata rilevata la mancanza del “management plan”, il piano di gestione relativo alle aree archeologiche di Pompei, Ercolano e Oplontis, documento fondamentale per il permanere nei “siti patrimonio dell’umanità”. Il “piano” è necessario per dimostrare come si intende provvedere alla conservazione dell’area monumentale ed anche quali misure s’intendono prendere per il degradato contesto delle città moderne che la circondano. Di questo documento, la cui gestazione dura da anni, sembra che siano state scritte solo poche pagine introduttive, ma entro l’anno, secondo l’ultimatum della risoluzione Unesco, dovrà essere completato. Per le sorti di Pompei c’è poco da essere realisticamente ottimisti!

Antonio Irlando

 

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