“Colpo di stato, stupro del diritto, sentenza politica, atto scandaloso. E chi più ne ha più ne metta. Ci sarebbero mille modi per etichettare un finale giudiziario, ahinoi, scontato e per certi versi annunciato. Che non nasconde quanto andiamo predicando, ormai da mesi, nei confronti di Silvio Berlusconi: nelle aule di giustizia si sta mettendo in atto quanto, in quasi vent’anni, non si è riusciti a fare in Parlamento e nelle urne. E cioè: l’eliminazione scientifica e sistematica del leader del più grande partito di centrodestra. Tutto questo a fronte di una verità dei fatti che i giudici del tribunale di Milano, perseguendo un mero principio di imparzialità, hanno bellamente stravolto, limitandosi a condannare un uomo senza lo straccio palpabile di una prova. Ma ormai non fa più notizia che il Cavaliere venga condannato anche solo sulla base di sensazioni e ipotesi e non, come pure insegnano alle matricole di Giurisprudenza, di fatti sicuri, accertati e conclamati. Confesso di essere seriamente preoccupato perché un fatto del genere rischia di minare le basi stesse della democrazia trasferendo agli Italiani la sensazione che possa esistere una giustizia a due pesi e due misure. A questo punto mi auguro che in Appello i giudici possano effettivamente procedere nel segno di quella terzietà ed imparzialità che la Costituzione riconosce al potere giudiziario”. Così il senatore del Pdl Vincenzo D’Anna, vicepresidente della commissione Politiche della Ue di Palazzo Madama.