Nuovo colpo di scena nell’estate calda del MIBAC. Dopo lo stato di agitazione proclamato per due giorni (24 e 28 giugno) le cinque sigle sindacali coinvolte (CGIL, CISL, UIL, UNSA e UGL) si rivolgono al ministro Massimo Bray. I sindacati chiedono al vertice della cultura “di voler anticipare l’incontro, previsto per il giorno 8 luglio, a data antecedente la giornata di mobilitazione nazionale del 28 giugno”. La nuova mossa delle OO. SS., dopo l’apertura del MIBAC, ha lo “scopo di avviare un esame congiunto sugli altri punti di vertenza oggetto della mobilitazione nazionale con la finalità di un tentativo di composizione del conflitto”. Qualcosa è cambiato rispetto al clima in cui è maturata la protesta nazionale di musei, biblioteche, archivi, con tanto di chiusura del Colosseo. Domani, se nulla muta, tocca agli Scavi di Pompei chiudere fino alle 11.00 ospitando nell’Auditorium l’assemblea dei siti archeologici campani. Intanto questo primo segnale distensivo da parte del sindacato è riconducibile alla certificazione dello sblocco dei fondi FUA (fondo unico amministrazione) 2013 per le risorse da destinare al salario accessorio. Tra i motivi di rivendicazione, infatti, le organizzazioni sindacali contestavano al MIBAC il mancato pagamento, da più di sette mesi, delle indennità di turno e del salario accessorio; oltre alla carenza cronica di organico e alla decadenza di un comparto strategico. Ora sembra aprirsi una breccia per il confronto tra le OO. SS. e il ministero della cultura; mentre è ancora incerto se sarà scongiurata la chiusura dei siti archeologici per domani. Certa, invece, la complessità dei nodi da sciogliere dal personale all’organizzazione, passando per la manutenzione e la cura ordinaria del nostro patrimonio culturale. Un confronto annunciato, dunque, da cui si spera di intravedere un reale piano di rilancio del settore, vero polmone dell’economia italiana che stenta a funzionare. In tempo di crisi un “lusso” che non ci si può e non ci si deve più concedere.
Claudia Malafronte