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Pompei, ex dipendenti Aipa chiedono al Comune presa visione per reintegrazione al lavoro

Storie di tutti i giorni oramai. Racconti di persone che faticano a trovare un’occupazione o, in molti casi, assaporano la soddisfazione di un lavoro per poi essere messi alla porta. E il calvario inizia. Questo potrebbe essere l’incipit per riferire dell’esperienza di tre ex dipendenti della società Aipa che gestisce, per conto del Comune di Pompei, le aree destinate alla sosta a pagamento. Salvatore Alfano, Raffaele Malesci e Luigi Nastro, questi i nomi dei tre uomini che, dopo aver prestato servizio presso la ditta come ausiliari alla sosta, si sono ritrovati senza più un lavoro.

La vicenda risale al 2009. Da quel momento, una vera e propria odissea fatta di numerosi incontri con il sindaco di Pompei e con la società Aipa. Tante promesse di reintegro al lavoro, ma tutte vane. Ad oggi i tre protagonisti sono ancora a spasso e la propsettiva di una risoluzione felice della vicenda appare ai loro occhi sempre più lontana. La storia di Alfano, Malesci e Nastro inizia precisamente il 05-02-2009 quando, possedendo tutti i requisiti richiesti per la selezione di personale per l’Aipa, firmavano il contratto con il quale ricevevano l’incarico per un preteso progetto a:

1) studio del servizio di sosta a pagamento su aree pubbliche;

2) ottimizzazione delle incombenze burocratiche ed operative dello stesso servizio;

3) interventi sulle procedure ottimizzando tempi, qualità e risultato aziendali.

L’incarico espeltato avrebbe avuto una durata precisa: entro e non oltre il 30-06-2009, ai sensi della legge 276/2003. Per le loro prestazioni i tre ex dipendenti ricevettero € 4.838,00 cadauno. Nei contratti di Alfano, Malesci e Nastro nessuna parola sul lavoro svolto in fase organizzativa del sistema di sosta a pagamento. I tre uomini furono destinati in maniera esclusiva all’attività di accertatori della sosta, per sei giorni alla settimana, con un orario non inferiore alle otto ore giornaliere. Ma la svolta, e non certo positiva, si ebbe il 30-06-2009. In quella data l’Aipa ritenne risolti i contratti  dei tre malcapitati mentre gli altri sei dipendenti, a tutt’oggi, continuano a svolgere l’attività di ausiliari alla sosta. Quali furono, dunque, i criteri adottati in base ai quali si procedette alla scrematura? Questo è quello che si chiedono gli ex dipendenti Aipa, anche perchè gli stessi erano, e sono ancora in possesso, dei requisiti  che venivano richiesti per la selezione di personale. Troppi i dubbi da chiarire ancora. Un calvario vero e proprio quello dei tre protagonisti fatto di continui incontri anche con l’ente comunale. All’epoca dei fatti, il sindaco di Pompei fu messo immediatamente a conoscenza dell’accaduto, dichiarando che avrebbe provveduto alla risoluzione della questione. Tante promesse, tutte vane. Ad oggi i tre dipendenti silurati sono ancora senza lavoro. Per ben quattro anni Alfano, Malesci e Nastro si sono rivolti invano al primo cittadino, avv. Claudio D’Alessio. Hanno chiesto sostegno ad altre forze politiche ricevendo vicinanza particolare dal consigliere d’opposizione Alfredo Benincasa, il quale si è fatto carico della problematica esponendola nel corso del consiglio comunale del 24-06-2013.
Ma forse una soluzione per l’annosa vicenda dei tre ex dipendenti ci sarebbe. A breve scadrà il contratto dell’Aipa e l’ente comunale ha intenzione di accorpare il servizio della sosta a pagamento su aree pubbliche e quello del ticket per l’ingresso in città dei bus turistici. Un’operazione che potrebbe portare, eventualmente, all’assunzione dei tre uomini. E in effetti gli stessi, in una lettera protocollata in data 09-05-2013, chiedono proprio questo. I destinatari sono: il sindaco di Pompei, il presidente del consiglio comunale, la giunta comunale e tutti i consiglieri del Comune di Pompei.

La storia raccontata è, purtroppo, solo una fra le tante. Ogni giorno ci si imbatte in situazioni simili che hanno, perlatro, un comune denominatore; la difficoltà di sbarcare il lunario ogni fine mese. Perchè se è vero che i soldi non fanno la felicità è anche vero, però, che aiutano a vivere meglio. E quando poi in alcuni casi mancano del tutto, allora è una vera tragedia. E l’impatto sulle esistenze dei singoli è devastante. Si spezzano legami, si sfaldano famiglie. E il tutto “solo” per un lavoro che manca. Scrivere di racconti così gravosi non è mai esaltante. E ancor meno lo è quando si ha la consapevolezza che ci sono tante, forse davvero troppe storie simili. Le istituzioni si diano una mossa. Affrontino con maggior tatto e buon senso questioni così delicate. E se a tratti anche la burocrazia potesse snellirsi un pò di più, male non farebbe. La gente non può più aspettare. Seguiremo da vicino la storia di Salvatore Alfano, Raffaele Malesci e Luigi Nastro per poterne coglierne eventuali sviluppi.

Marianna Di Paolo

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