Boscoreale: caccia al posto in giunta. Braccio di ferro tra Pietro Langella ed il sindaco Balzano

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Questa, la nuova «geografia politica» del Consiglio comunale di Boscoreale dopo che la Commissione elettorale ha rivisto verbali e schede di ogni sezione. Un atto dovuto.  Anche perché c’erano state segnalazioni e denunce di svarioni in virtù dei quali alcuni candidati si sarebbero ritrovati voti in più, o in meno, a seconda dei casi, rispetto a quelli reali. Questi, allora, risultano essere i rappresentanti del cartello vincitore, collegato al sindaco Giuseppe Balzano:  Luca Giordano, Giovanni Ambrosio, Luigi  Buffone e Salvatore Nastri, tutti di ‘Boscoreale Democratica’; Ernesto Fiore e Gaetano Crifò, eletti nella lista ‘Per la mia Città’, Angelo Costabile e Giuseppe Aquino eletti del ‘Progetto per  Boscoreale’; Antonio Mappa in ‘Patto per Boscoreale’ e Giacomo Tafuro in ‘Uniti per cambiare’.  A loro si aggiungono il consigliere Paolo Cirillo eletto dal gruppo di Carmine Sodano, candidato sindaco (e quindi eletto), presidente del Consiglio comunale, nella trascorsa sindacatura, e attuale espressione del ‘Movimento popolare campano’, la nuova “creatura politica”, nata per l’impegno del neo senatore Pietro Langella, che a Balzano ha fatto da “stampella” durante il ballottaggio. Per la minoranza, sono stati eletti: Gennaro Langella, candidato sindaco; Michele Vaiano  ‘Boscoreale nel cuore’ e Francesco Faraone di ‘Forza Boscoreale’. Per Patrizia Buono eletta con l’ex sindaco Langella nelle fila di ‘Gli Azzurri per la libertà’, è notizia dell’ultima ora, l’adesione al gruppo del senatore Pietro Langella e quindi alla maggioranza di balzano che passo a tredici consiglieri.

Dunque, fatti i conti, il rapporto di forze tra la maggioranza del sindaco Giuseppe Balzano e la minoranza di Gennaro Langella, è di tre a uno e consente una ampia governabilità della cittadina. Resta, adesso,  da sciogliere il nodo (sarebbe meglio, pero, definirla “matassa ingarbugliata”) più importante: giunta e assessorati, presidenza del consiglio. Ecco perché anziché parlare di “nodo” si è pensato alla “matassa”: gli assessori da nominare sono cinque; tra essi deve esserci obbligatoriamente una percentuale in “quota rosa”; vale a dire che uno di loro dovrà essere del “gentil sesso”. Che ne deriva? Niente di buono. Per adesso. Le voci dei bene informati rilanciano e dicono di richieste e offerte a tutto spiano. I “si dice” si accavallano senza tregua durante la giornata. Tafuro, si dice, vuole un assessore. Mappa, si racconta, altrettanto. Due li vuole il gruppo di Boscoreale democratica; uno – è perché dovrebbe essere da meno nelle richieste – lo vuole anche il  ‘Progetto per Boscoreale’. Ne vogliamo dare uno anche alla lista ‘Per la mia Città’? E diamoglielo.

Resta il gruppo Langella Pietro – Sodano Carmine, che ne chiede, si dice, due, anche alla luce del nuovo acquisto che porta la compagine a tre consiglieri. Facciamo i conti e la somma, che fa il totale (come diceva Totò), viene otto. Otto assessori per cinque posti. Bisognerà lavorare di fino per mettere d’accordo tutti. O, meglio, per scontentare i meno forti, o più deboli, che dir si voglia. Come fare? Il buon  vecchio “manuale Cencelli”, di non antica memoria (ma per chi ha pochi anni un vero e proprio sconosciuto) prevedeva assessorati pesanti e assessorati leggeri. Diciamo: un assessorato alle Finanze vale più o meno che un assessorato alla cultura? Sicuramente vale doppio. E questo sia detto senza offesa alcuna per la “Cultura”, che varrebbe almeno il quadruplo, se si avessero cognizioni di causa e sinapsi collegate. E, così si potrebbe dire anche dell’Edilizia, e via elencando. Una ipotesi di lavoro potrebbe essere la creazione di posti di “sottogoverno”. Un poco come per i ministri. Un assessorato e due, tre, vice assessori. In questo modo si potrebbero prendere due piccioni con una fava e salvare la capra, della carica, e i cavoli, della faccia (che altrimenti andrebbe perduta). Una ricetta prescrivibile e “spedibile” nella farmacia comunale? Chi, meglio di Balzano, che è medico, può dirlo? Intanto, i lavori – si dice così – vanno avanti, gli incontri si susseguono – uno, c’è stato giovedì scorso – e le richieste si rimodellano. Ci sono venti giorni di tempo per presentarsi alla città. Meglio ritardare un poco e fare le cose per bene che fare in fretta e rischiare sin dall’inizio.

Enrico Guastafierro

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