Pompei: una convenzione del 1936 fra Soprintendenza e Comune parla della zona adiacente piazza Anfiteatro

6049“Convenzione fra la Soprintendenza delle Antichità della Campania e del Molise ed il Comune di Pompei per il nuovo ingresso in località Anfiteatro di Pompei”. Inizia proprio così il documento, con numero di repertorio 4586, sottoscritto nel lontano 1936. I firmatari furono tre, due dei quali con funzioni di delega. Pietro Molinari, intendente di Finanza di Napoli in rappresentanza dello stato italiano; il cavaliere Diego Perri, economo, in rappresentanza alla stipula dell’atto per conto di Amedeo Maiuri, soprintendente delle antichità della Campania e del Molise; il notaio Angelo Bianco, podestà del Comune di Pompei. Uomini che diedero vita ad una tavola rotonda per stilare un testo che definisse la fisionomia di una delle aree più suggestive della città mariana. E si parla anche di abbellimento della zona immediatamente prossima all’ingresso degli scavi di piazza Anfiteatro. A tal proposito, all’art n°2 della convenzione, si legge che: “la striscia di suolo larga mt.9  e lunga mt. 412 di proprietà del demanio dello Stato, passa in proprietà al Comune di Pompei che potrà abbellire il viale con alberi e con sedili, ma non mai variarne la destinazione e più di tutti eseguirvi e farvi eseguire costruzioni di qualsiasi genere e a qualsiasi uso destinate”. 529163_10151588853011605_1315054395_nLa striscia di suolo della quale parla l’articolo è quella che si estende dal parco giochi Eden Park di via Roma fino al cancello del viale S. Paolino di via Plinio. Un tratto preciso che, stando alla convenzione, avrebbe dovuto ospitare solo alberi e sedili. Ma è sotto gli occhi di tutti che le cose non stanno proprio così. Un abbellimento, dunque, che avrebbe dovuto essere il meno invasivo possibile. Perchè se è vero che la proprietà della zona in questione passò dal demanio dello Stato al Comune di Pompei, è pur vero che il vincolo imposto era molto preciso. Una convenzione che ci è stato riferito essere a tutt’oggi valida. Quindi esattamente come a partire dal lontano 1936, adornare quel tratto di strada, vera e propria passeggiata archeologica, rientra nei ruoli del Comune di Pompei. E allora sarebbe auspicabile che venisse ampliato il concetto di abbellimento e si pensasse anche a costruire marciapiedi appositi per i disabili. E’ storia di qualche giorno fa, infatti, quella di uno straniero americano che, non avendo possibilità di usufruire di un marciapiede adatto, fu costretto a camminare in carrozzella lungo la careggiata imprecando ferocemente, maledicendo di sicuro il suo soggiorno pompeiano. I pochi avvallamenti che si trovano lungo quel tratto di strada sono posti in corrispondenza di cancelli di abitazioni private per consentire l’ingresso e l’uscita delle auto. Convenzione permettendo, oltre ai sedili e agli alberi, bisognerebbe pensare di più anche ai tanti diversamente abili in carrozzella che giungono nella città di Pompei, in visita agli scavi archeologici al pontiificio santuario oppure semplicemente per un caffè nel centro storico. Sono ancora tante le barriere architettoniche da abbattere a Pompei. Urge incrementare gli scivoli per l’accesso ai marciapiedi. Ed occorre farlo in tutta la città. La dignità delle persone, prima di tutto.

MDP

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