“Negli anni in cui la nostra azienda fatturava, conseguendo ampi margini di guadagno – prosegue con forza De Vitti – Italia srl ha garantito ai suoi dipendenti il minimo. Ora che le cose sono radicalmente cambiate, non solo lo stipendio è rimasto invariato ma si ripagano i lavoratori chiedendo loro enormi sacrifici per appianare i debiti contratti oppure, cosa ancor più grave, spedendoli in mobilità”.
Non c’è solo lo spettro del licenziamento a caratterizzare l’operato di Italia srl. E’ prassi comune a quasi tutte le aziende attive in questo settore – e non solo – avere una gestione del personale lavorativo alquanto rivedibile. Da un lato, viene incoraggiata l’assunzione di giovani, beneficiando degli sgravi fiscali previsti dalla legge; dall’altro, però, il lavoratore vicino al sospirato scatto di anzianità va incontro alla beffa della mobilità. Un po’ come un riflusso d’acqua: lavoratori giovani che entrano, vecchi lavoratori che escono, questi ultimi non più inseribili nelle logiche aziendali. Il braccio di ferro tra Italia srl e i sindacati continua, al momento senza una via d’uscita. Una soluzione che, in ogni caso, andrà trovata entro e non oltre il 29 luglio prossimo, giorno in cui è previsto in Regione un ultimo vertice tra azienda e sindacati allo scopo di scongiurare l’ennesima ondata di licenziamenti a cui questa crisi economica ci ha ormai abituato. E’ percepibile, tuttavia, un profondo senso di insicurezza tra i lavoratori di Italia srl, soprattutto se relazionato a un’attività che fa della sicurezza e delle serenità le sue componenti principali. La vicenda di quest’azienda è l’ulteriore tassello di un mosaico a tinte sempre più fosche. Di esso fanno parte l’emergenza lavoro, la disoccupazione, storie e drammi personali, assenza di dignità, stipendi risicati e tante, troppe famiglie che vivono, sospese, sull’esile filo dell’incertezza e della povertà.
Angelo Mascolo