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Pompei, condanna in primo grado per il sindaco per probabile abusivismo edilizio

claudio d'alessioA campagna elettorale ormai lanciata scoppia un temporale estivo a Pompei. Proprio uno di quelli che nelle ultime settimane hanno caratterizzato questa estate 2013: una apparente calma e assolata giornata estiva che di punto in bianco si traforma in un pomeriggio di pioggia. Magari lo avevi anche sospettato guardandoti intorno, ma non ti saresti mai immaginato tanti tuoni e fulmini.

Ed è così che sempre in questa strana estate 2013, i destini di Claudio D’Alessio e Carmine Lo Sapio tornano ad intrecciarsi dopo tanti anni di collaborazione politico-amministrativa.

Oggi, anzi qualche giorno fa, proprio quando i due politici chiaramente non più sulla stessa sponda politica si preparavano alla corsa a Palazzo de Fusco, Lo Sapio ha già ufficializzato la sua candidatura mentre D’Alessio, non rieleggibile, è alla ricerca di un degno delfino, una sentenza li ha riportati fianco a fianco difronte alla giustizia e all’opinione pubblica.

La sentenza in questione, emessa in data 16 luglio 2013 dalla seconda sezione penale del Tribunale di Torre Annunziata dal presidentei Maria Rosaria Aufieri e dai giudici Fernanda Iannone e Pacia Cervo, riporta le condanne in primo grado per  Claudio D’Alessio (sindaco di Pompei), Carmine Lo Sapio (dirigente provinciale del Pd), Rosa Matrone (imprenditrice e cognata di Lo Sapio), Ivan Tomio (ex dipendente dell’ufficio tecnico del comune di Pompei) e Andrea Nunziata (dirigente tecnico comunale). Tutti gli imputati sono stati condannati per il reato a loro ascritto che sarà argomentato nelle motivazioni che verranno depositate entro i 90 giorni come previsto dalla legge. Per D’Alessio e Lo Sapio stessa pena: un anno di reclusione ciascuno; a Rosa Matrone un anno e quattro mesi e infine per Nunziata e Tomio dieci mesi di reclusione ciascuno. Inoltre tutti gli imputati dovranno ottemperare al pagamento delle spese processuali.

Ma c’è dell’altro. A tutti è stata inflitta la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici per un anno. Solo per Matrone, invece, la stessa interdizione avrà una durata di anni uno e mesi quattro. Tuttavia sia la pena principale che la pena accessoria sono state sospese sia per  D’Alessio che per  Lo Sapio, Nunziata e Tomio. Con la stessa sentenza sono stati invece assolti gli allora componenti della commissione ambientale, Luigi Abbagnale, Antonio Milano e Paolo Rosa.

La sentenza emessa nell’ambito del primo grado di giudizio si riferisce a questioni di natura amministrativa che avrebbero riguardato una piscina abusiva costruita alle spalle delle due ville di proprietà rispettivamente di Carmine Lo Sapio e Rosa Matrone. I fatti risalgono a quando a palazzo de Fusco venne la commissione d’accesso. La stessa aveva attenzionato agli uffici comunali di competenza la questione della piscina e delle presunte irregolarità edilizie ad essa connesse. E sempre la commissione aveva invitato il sindaco di Pompei Claudio D’Alessio e il dirigente Andrea Nunziata, con nota n° 30964 del 29.09.2006 ad esaminare con la doverosa urgenza la pratica di condono edilizio n°169 prot. n.38445 del 26.11.2004, a firma di Rosa Matrone, al fine di poter dare compiuta risposta alla nota del Prefetto di Napoli.

Su richiesta del Comune di Pompei, allora, Ivan Tomio stilò una relazione istruttoria nella quale affermava che gli abusi edilizi (piscina di mq. 58, n.2 vani interrati di mq. 35,80 e tettoia di m. 8,60 x 5 x 2,35) erano ammissibili al condono in quanto non costituivano aumento volumetrico ed in quanto conformi alle norme urbanistiche e alle prescrizioni di PRG, relative alla zona classificata C2 – Espansione Frazioni (Piano di Zona 167), semprechè la piscina poteva ritenersi compatibile nell’ambito di un intervento residenziale in zona P.E.E.P. Proprio questa ultima locuzione (da semprechè in poi) sarebbe stata omessa nella relazione che il sindaco di Pompei inoltrò al Prefetto di Napoli in merito alla questione della piscina. Infatti le aree PEEP sono riservate alla costruzione di case popolari.

Qualche complicazioni  di troppo che la magistratura ha inteso approfondire. Per una visione più ampia dell’intera vicenda bisognerà aspettare le motivazioni che saranno depositate entro i 90 giorni. Solo allora sarà possibile capire con esattezza quali sono le responsabilità che vengono attribuite ai condannati.

E’ probabile che parte o tutti gli imputati ricorreranno in appello. Una sentenza, quella pronunciata nei giorni scorsi che potrebbe mettere alla prova gli equilibri della vita politico-amministrativa pompeiana. E tutto ciò a meno di un anno dalle prossime amministrative.

Marianna Di Paolo

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