Non c’è pace per il buon Giggino, quello alla guida del comune partenopeo per intenderci, qui da noi ne abbiamo più di uno di “Giggino”. Non passa settimana che non ci sia qualche strale a cui opporre bronzea sicurezza.
Questa volta sono due suoi fedelissimi, tra i promotori di quella che fu la “rivoluzione arancione”, a creargli imbarazzo. Questa volta si raggiungono i più bassi livelli del malaffare, siamo alla stregua, o poco più, dei ladri di polli. Povera giunta de Magistris colpita a “freddo”, in questa prima parte di una estate non proprio torrida, da un paio di inviti a comparire per due componenti della squadra di governo del Comune di Napoli, il vicesindaco e assessore all’Ambiente Tommaso Sodano e l’assessore allo Sport Giuseppina Tomasielli.
Nel primo caso, l’inchiesta della Procura riguarda un progetto per la qualità dell’aria e l’ipotesi di reato è abuso d’ufficio. Sodano avrebbe irregolarmente affidato il progetto a un docente di Bergamo, Maria Cristina Roscia, che ha avuto anche lei un analogo avviso, senza bandire una gara aperta a tutti. Sotto inchiesta anche un dirigente del Comune, Giuseppe Pulli, che dovrà ricostruire le fasi legate alle determine dell’incarico assegnato appunto alla professoressa. Sodano ha chiesto da diverse settimane di essere ascoltato per dare la propria versione dei fatti.
Nel secondo caso, che rischia addirittura di essere comico, l’indagine è per falso e riguarda la cancellazione di verbali per multe elevate a parenti stretti dell’assessore allo Sport in transito in aree della ztl del centro storico nei giorni immediatamente seguenti l’entrata in vigore del provvedimento. La vicenda risale, infatti, al periodo che va da gennaio a marzo di quest’anno quando la Tommasielli avrebbe di fatto cancellato le multe alla sorella e al cognato. L’inchiesta è condotta dal Procuratore aggiunto Gianni Melillo con i pm Ida Teresi, Maria Sepe, Danilo de Simone e Luigi Santulli. Secondo l’accusa, la Tommasielli avrebbe «alterato il registro di protocollo degli atti in entrata all’assessorato alla Mobilità facendo risultare depositate, in data anteriore alle contravvenzioni indicate, istanze di autorizzazione al transito nella ztl da parte del cognato e della sorella sovrascrivendo e cancellando le preesistenti annotazioni del registro». Contemporaneamente, scrivono i pm «venivano firmate da pubblici ufficiali dell’assessorato alla Mobilità autorizzazioni al transito dei suddetti veicoli, nelle date indicate, atti ideologicamente falsi in quanto implicitamente attestanti l’avvenuta presentazione di istanze degli interessati ed in quanto apparentemente rilasciate in data anteriore ai citati transiti sanzionati».
Per capirci l’assessore avrebbe fatto le più classiche delle carte false per dimostrare che i due familiari avevano le autorizzazioni per la ztl.
La Tommaselli, secondo gli inquirenti, «abusando dei poteri inerenti alla sua qualità di assessore alle Politiche sociali ed allo Sport del Comune di Napoli, istigava e determinava, a commettere i predetti reati, i pubblici ufficiali in servizio presso l’assessorato alla Mobilità, inducendo in errore il personale della polizia municipale – che provvedeva all’annullamento in autotutela delle predette contravvenzioni – in ordine alla legittimazione al transito da parte dei predetti veicoli».
In coda al fascicolo poi si parla anche di un aspetto a primo impatto sottovalutato. «Tutto ciò procurava – si legge – ai soggetti indicati l’ingiusto profitto, consistente nel risparmio di spesa derivante dal predetto annullamento (94,52 euro per ogni infrazione) con pari danno economico per il Comune di Napoli, beneficiario dell’importo della sanzione».
Cose di questo paese che mandano a quel paese la “rivoluzione” della trasparenza del nuovo modo di intendere la politica, ma a dire il vero, a noi sembra di assistere proprio al solito modo di fare “questa specie di politica” tanto per citare il grande Totò, e il caro Giggino se ne faccia una ragione.
Angela Del Gaudio