Un altro angelo è salito al cielo. E’ un angelo di 25 anni e gareggiava in moto, categoria superbike. Si chiamava Andrea nella vita terrena ma in Paradiso gli angeli non hanno nome. In una domenica moscovita di pioggia torrenziale su un circuito ai limiti della praticabilità Andrea ha perso la vita per una di quelle circostanze maledette che non dovrebbero mai capitare. Il pilota che lo seguiva in quel diluvio non lo ha visto cadere ed ha cagionato la sua morte. Una maledizione per entrambi anche per colui che porterà il peso sulla coscienza tutta la vita. Andrea così come capitò a Marco va ad infoltire quella pattuglia di angeli saliti al cielo prematuramente. Inutile recriminare, affermare che non si doveva gareggiare perché troppo pericoloso, è facile sostenerlo dopo l’evento. Bisognava sfidare gli organizzatori e rifiutarsi di correre in simili condizioni. Ora tutto ciò che si dice non serve a nulla, la vita non ha un “rewind”: è successo. Bisogna solo vivere nel ricordo di queste creature celesti e ricordare tutte le cose belle che ci hanno lasciato. Ai familiari c’è poco da dire, se non le solite frasi di circostanza, il dolore è atroce e rimarrà’ scolpito per sempre nel loro cuore. Noi possiamo solo abbracciarli idealmente e dirgli che Andrea, così come Marco, è un altro “angelo salito al cielo” che va ad infoltire la schiera di giovani vittime delle loro passioni. Addio Andrea, la terra ti sia lieve.
Annibale Nuovanno