Castellammare di Stabia utilizzata a mo’ di deposito all’aperto per parcheggiare con sosta lunga ogni oggetto ingombrante. Strano, ma neanche troppo. È un deposito a lungo-termine ragionevole, però. Non ai bordi, ai cigli della strada, non sui marciapiedi. Il rilascio del corpulento oggetto avviene in strada, sulla strada, per la strada. In posti recintati sull’asfalto dalle strisce colorate del parcheggio. La striscia blu, si sa, a pagamento, è momentaneamente utilizzabile da tutti senza dotarsi di ticket. La bianca, ora come prima, “è” di tutti. Garantisce una sosta senza scadenza, seppur affidata alla coscienza dell’utente ed alla sua attitudine a rendere, appena possibile, lo spazio occupato libero e pronto per l’auto che verrà. Le aree contornate dalle cosiddette “strisce bianche” sono da sempre le più ambite, proprio per la flessibilità negli orari del loro utilizzo. Negli ultimi mesi, anche le altre zone a “strisce blu” sono spesso occupate di giorno e di notte. Cosa che prima della “liberalizzazione” – il servizio è stato revocato alla partecipata comunale Multiservizi – del loro utilizzo non avveniva. L’uso prolungato nel tempo comportava un certo costo e di conseguenza c’era una roteazione delle auto parcheggiate. Ad oggi, no e persino i residenti scelgono di lasciare la loro auto fuori dai loro garage per evitarsi il fastidio di entrare ed uscire il loro mezzo di locomozione dal box. Segue un continuo girovagare delle auto alla ricerca di un posto-auto per anche pochi quarti d’ora. Le vie di Castellammare sono, allora, oggetto di deposito di auto che dovrebbero essere destinate al “macero”. La foto “parla”chiaro. Ci si trova di fronte ad un veicolo che manco da miracolato potrebbe tornare a rombare. Pneumatici sgonfi, ruggine ovunque, carrozzerie esterna inguardabile e gli interni non sono certo invitanti. Allora che si fa? Si lascia l’auto parcheggiata per giorni, giorni e giorni. Attendendo, magari, che con l’inizio della differenziata, in un giorno qualunque possa passare per via Tito il raccogli-ingombri e portare via tale reperto cittadino.
Anna Di Nola