Fare cultura, sempre a mio avviso, dovrebbe essere qualcosa in più”, si legge nella lettera di Gaetano Amato che indica, a suo avviso, quale sia la miglior strada da imboccare: “stimolare per far crescere negli abitanti la pretesa, il desiderio, non a gratis, di manifestazioni aritistiche (spettacoli, libri, quadri, musica, danza) solo perché desiderosi di sapere. Come, per esempio, programmazione a medio e lungo termine per il recupero di siti storici abbinandoli all’arte”. E secondo l’attore stabiese i siti da rilanciare sono tre: la reggia, il teatro, e la fondazione “Viviani”. “Perché invece di fare un recupero temporaneo di palazzo reale, montando un palco per una decina di sere d’estate – chiede Amato – non si prova a trasformare lo stesso in polo culturale permanente facendolo diventare una sorta di biblioteca museo multimediale? Riempendolo fino all’orlo di testi di teatro, di cinema, di musica, spostando là l’assessorato alla cultura e spettacolo. Magari provare a fare accordi con le università di Fisciano e di Napoli, e con i centri di cultura”. Allo stesso tempo dando nuova linfa “alla fondazione Viviani per gestire, per conto del Comune e in diretto contatto con l’assessorato competente, la biblioteca museo e a reperire fondi per le iniziative”. Infine ultimo tassello, il teatro “Francesco I” sito in strada San Giacomo, nel centro storico stabiese: “perché non provare a riattare il teatro a San Giacomo permettendo a tanti giovani e alle compagnie amatoriali di avere un posto dove esibirsi con i loro spettacoli, a patto che, prima però, studino la storia del teatro ( grazie alla biblioteca museo di cui sopra)? La cosa potrebbe risultare un primo passo per il recupero del centro storico”. L’appello finale di Amato, dopo aver sottolineato il “costo zero” di queste operazioni: “Non lasciare che questa città diventi gretta ogni giorno di più”.
Raffaele Cava