Prostituzione, al via il referendum per riaprire le case chiuse.
In Gazzetta Ufficiale è stato da poco pubblicato il quesito referendario anti legge Merlin, presentato in Cassazione.
Erano 2.700 le prostitute censite in Italia nel 1958, mentre oggi si calcola che siano tra le 50 e le 70mila, la maggior parte immigrate clandestine. Supera i 20 miliardi il giro d’affari. Ma l’Italia è un caso unico tra i Paesi avanzati. In Germania, nei Paesi Bassi, e in Nuova Zelanda le prostitute sono sindacalizzate e pagano le tasse.
Addirittura, il sesso di Stato potrebbe garantire «un gettito fiscale pari all’Imu sulla prima casa»
“Abbiamo deciso – raccontano il responsabile regionale dei Verdi Ecologisti Francesco Emilio Borrelli e Fausto Colantuoni coordinatore dei Giovani Verdi della Campania che hanno costituito il primo comitato referendario a Napoli – di raccogliere le firme per un referendum di civiltà e contro una ipocrisia totalmente italiana. Meglio che la prostituzione femminile e maschile sia svolta in luoghi chiusi, controllati dallo Stato e attenzionati a livello sanitario che lo status quo con scene indegne in ogni strada delle città campane ed in particolare a Napoli dove la camorra si è divisa in modo vergognoso il territorio. Addirittura le prostitute si devono vestire in modo diverso a seconda della zona o del clan per il quale “lavorano”. La legalizzazione e gestione di questa “attività” da parte dello Stato non solo sottrarrebbe un business molto redditizio alla criminalità ma permetterebbe di recuperare molti miliardi di euro di tasse alle casse pubbliche”.