Il Gazzettino vesuviano | IGV

Pompei, Ercolano e Stabiae: insieme nella stessa soprintendenza, ma non nel sito Unesco

Il comitato per gli Scavi di Stabia su soprintendenza per Pompei: «La sede alla Reggia di Quisisana e si inserisca Stabiae nel sito Unesco Pompei-Ercolano-Oplontis»

Pompei, Ercolano e Stabiae: insieme nella stessa soprintendenza (sembrerebbe anche nel nome, vista che così viene denominata negli atti ufficiali del ministero), ma non nel sito Unesco. È l’ultima anomalia che ci consegnano 16 anni di gestione autonoma della soprintendenza di Pompei istituita dal primo governo Prodi (Veltroni era il ministro dei bei culturali) che staccò Pompei da Napoli con una legge (la n. 352 del 1997) e diede autonomia finanziaria e organizzativa ai siti vesuviani. Un esperimento che durò dieci anni, fino a quando un altro governo Prodi (ministro Rutelli) riunificò di nuovo le soprintendenze archeologiche di Napoli e Pompei. Era il 2007. Ora, dopo sei anni, è di nuovo “divorzio”.

Ed è forse l’ultima occasione per chiedere – e si spera ottenere – l’inserimento dell’antica Stabiae nel sito Unesco, riconoscimento giustamente andato agli scavi archeologici di Pompei, Ercolano e Oplontis nel 1997. Si badi che l’inserimento di Stabiae nella lista Unesco non è una rivendicazione campanilistica o la voglia di mettersi una medaglia, ma è un’assunzione di responsabilità: restare nella lista del patrimonio Unesco significa rispettare parametri di conservazione, valorizzazione e gestione. E – per quanto riguarda Castellammare di Stabia – significa mettere fine a una gestione privatistica degli scavi di Stabiae. Ecco perché va salutata positivamente la decisione del ministro Massimo Bray di promuovere una soprintendenza unica per Pompei, Ercolano e Stabiae. Il fatto di aver citato Stabiae in conferenza stampa, a Palazzo Chigi, significa che siamo di fronte finalmente a un ministro competente, che sa di cosa parla. A lui sono certo sia il sindaco di Castellammare di Stabia sia i parlamentari campani sia gli esponenti della Regione Campania non mancheranno di ricordare che per salvare Stabiae serve un piano di gestione come quello che si sta redigendo per Pompei, Ercolano e Oplontis, perché è quello lo strumento che garantisce tutela e conservazione pubblica e valorizzazione, anche con il coinvolgimento del privato in un quadro di regole chiare e trasparenti.

La nuova soprintendenza di Pompei è povera di musei, forse anche per scelte sbagliate – e consapevoli – del passato. Dunque da Stabiae può venire un contributo anche in questa direzione, realizzando il grande museo archeologico della pittura stabiana e dell’ager nel Palazzo reale di Quisisana. La nuova soprintendenza di Pompei ha anche bisogno di una nuova sede e di un centro di ricerca per il restauro, e la risposta è di nuovo il Palazzo reale di Quisisana, individuato nel 2010 quale sede della sezione distaccata dell’Istituto superiore per la conservazione e il restauro di Roma, ma anche dotato di spazi sufficienti per ospitare gli uffici della soprintendenza. Il che, non lo si sottovaluti, consentirebbe anche di coprire parte delle spese di manutenzione e di gestione del complesso architettonico.

Infine, un auspicio. La legge 352 del 1997 istituì “un comitato, composto dal soprintendente, dal responsabile amministrativo, da un rappresentante della provincia di Napoli, da uno della regione Campania e dai sindaci dei comuni ricompresi nel territorio della soprintendenza, con il compito di esprimere pareri e di formulare proposte sui progetti e sulle iniziative volte a valorizzare le aree archeologiche e con funzioni propositive, di coordinamento e di scambio di informazioni e di conoscenze”.

Questo comitato, di fatto, non è mai nato. Ma non è mai troppo tardi, soprattutto ora che si è ritornati allo spirito del 1997.

Antonio Ferrara

Presidente del “Comitato per gli Scavi di Stabia fondato nel 1950”

Exit mobile version