Ercolano: “parole soltanto parole” …e intanto la città agonizza

Ercolano“Nera” a tutti  i costi per Ercolano. Talmente piatto e insulso lo scenario sociale-politico locale da spingere i mass media a rispolverare vecchie vicende di nera pur di mantenere alta la sinistra fiamma della mala ercolanese. Persino episodi di mal vicinato diventano spunti per fantomatici regolamenti di conti tra clan o ripercussioni ai danni di esponenti associativi “anti camorra”. La politica si gode le vacanze estive incurante del baratro in cui da tempo sembra piombata Ercolano: disfunzioni amministrative, logistiche e sociali caratterizzano la quotidianità di un paese in cui si fatica a distinguere in sede consiliare maggioranza e opposizione avviliti da un attendismo ormai endemico nel modus operandi del governo cittadino guidato dal sindaco Vincenzo Strazzullo.

Ad Ercolano si “finge” di ignorare tutto: i dipendenti del MAV (Museo Archeologico Virtuale) non percepiscono lo stipendio da mesi, la struttura esterna è fatiscente? Poco male l’importante è che l’auditorium sia tirato a lucido a vantaggio dell’onorevole di turno. Analizzando la scena politica ercolanese  tornano alla mente le strofe di una celebre melodia italiana “parole soltanto parole” …e intanto la città agonizza sotto il peso colpevole dell’apatia sociale che da sempre contraddistingue i residenti. Un plauso indiscutibile alle associazioni di volontariato sparse sul territorio che da sole però possono ben poco contro l’anarchia gestionale di un palazzo di città sempre più distante dalle reali problematiche comunitarie. In questo marasma sorgono attività ristorative come funghi, una adiacente all’altra manco fossimo in una località esclusiva della costa azzurra. Questa scellerata gestione commerciale del paese determina una guerra tra poveri già costata alla cittadina vesuviana un prezzo altissimo negli anni.

Risultato i giovani scappano avviliti e delusi da Ercolano cercando a migliaia di chilometri di distanza un minimo di vivibilità mai goduta all’interno degli amati ma “dannati” luoghi natii.

Alfonso Maria Liguori

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