Napoli, incidente dopo la rapina. Oggi il più giovane delle due vittime sarebbe diventato papà

incidente napoliL’analisi dei filmati delle telecamere di videosorveglianza che documentano l’inseguimento tra auto e moto e lo schianto contro un muro. E ancora, i rilievi tecnici sulla strada, gli esami tossicologici sul conducente della Smart e l’autopsia sul corpo delle due giovani vittime. E’ da più fronti che potranno venire indicazioni utili per chiarire i punti ancora oscuri dell’incidente stradale al termine della rapina di Posillipo, a Napoli, nel quale sono morti i due giovani, Alessandro Riccio, di 18 anni ed Emanuele Scarallo, di 17 accusati dal conducente dell’auto di aver rapinato l’iphone della fidanzata e di aver tentato successivamente di portargli via la Smart. Per impedirlo, avrebbe iniziato la folle corsa conclusasi in tragedia. Il conducente della Smart, sentito diverse ore in caserma, così come la sua fidanzata, dove si è avvalso della facoltà di non rispondere mentre nell’immediatezza dei momenti successivi alla tragedia aveva ricostruito quanto accaduto, è stato denunciato per omicidio colposo.

Agli investigatori è apparso provato. Non è escluso che il pm Ranieri della Procura di Napoli possa decidere di risentirlo. Le attività investigative che vedono impegnati carabinieri e Polizia municipale puntano a dare risposte a una serie di domande ancora irrisolte, a chiarire insomma una serie di punti oscuri. Secondo il racconto di quelle drammatiche fasi fornito dal conducente, alla rapina finita in tragedia avrebbero partecipato anche due complici a bordo di un’altra moto? Dove sono finiti? E ancora, chi ha preso l’iphone della ragazza del 29enne alla guida della Smart che sarebbe stato portato via nel corso del colpo? Il cellulare non è stato trovato ne’ addosso ad Alessandro Riccio, ne’ ad Emanuele, ne’ sulla moto. E’ finito nelle mani dei complici di cui ha parlato lo stesso conducente?

Il conducente della Smart avrebbe urtato la moto sulla quale si trovavano i due giovani in una fase successiva alla prima rapina quando, dopo averli incrociati nuovamente su via Posillipo, vicino al Parco Virgiliano dove c’era stato il primo colpo, temeva che gli volessero portare via anche la Smart. Tra gli aspetti che puntano ad accertare gli inquirenti c’è proprio quello se l’urto se sia stato un fatto accidentale o effetto di un gesto voluto.

Intanto, nei rioni di residenza dei due giovani, al Cavone per Alessandro e a Materdei per Emanuele, è forte il dolore per la loro morte. Il padre di Alessandro, al Mattino, ha accusato duramente il conducente dell’auto sostenendo che si sarebbe fatto giustizia da solo, vendicato per quanto accaduto. Le due vittime erano amici, uniti da una vita difficile ma dalla quale stavano cercando di svoltare, fino al tragico schianto. Entrambi genitori, pur se giovanissimi. Alessandro era padre di una bambina di due mesi, Antonia. Emanuele sarebbe diventato papà oggi quando la compagna si sottoporrà a un cesareo.

«Non voglio credere affatto che Alessandro ed Emanuele fossero dei banditi. Avevano seguito un percorso di vita positivo e poi si sentivano responsabilizzati dalla paternità». Così ha dichiarato il salesiano don Antonio Carbone che ha conosciuto i due giovani in quanto direttore delle comunità per minori “Il sognò di Napoli” e “Mamma Matilde” di Torre Annunziata.

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