Dal 1 luglio 2013, dopo otto anni di negoziati, la Croazia è entrata a far parte dell’Unione Europea come ventottesimo stato membro.
Si tratta del secondo stato delle sei repubbliche dell’ex Jugoslavia socialista, dopo la Slovenia, ad entrare nell’orbita UE ed, inoltre, il primo dei paesi coinvolti nelle guerre degli anni Novanta nell’ex Jugoslavia ad aver ottenuto questo riconoscimento dell’UE.
I festeggiamenti per questo risultato tanto sperato si sono svolti nella piazza principale di Zagabria, Jelacic Square, con la presenza dei rappresentanti degli stati europei, eccenzion fatta per la Merkel. Simbolicamente, a mezzanotte dello stesso giorno, le insegne della dogana che regolavano l’accesso di persone e merci al paese sono state rimosse dalla frontiera con la Slovenia, e la scritta “UE” è stata installata alla frontiera con la Serbia.
Il primo passo per l’integrazione avvenne già tempo addietro, il 29 ottobre del 2001, con la firma della Croazia all’Accordo di stabilizzazione e associazione all’UE, consistente nell’accettazione di una serie di accordi bilaterali che riguardano questioni politiche, economiche, commerciali e anche relative ai diritti umani. Solo successivamente, nel giugno del 2004, il paese riuscì ad ottenere lo status di candidato per entrare nella UE, dopo la richiesta effettuata nel febbraio 2003.
I negoziati furono avviati due anni dopo (giugno 2006) e terminarono nel giugno del 2011.
Il Parlamento europeo ha ufficialmente approvato l’ingresso della Croazia il 9 dicembre del 2011 e, nel gennaio del 2012, si è svolto nel paese il referendum per accettare o meno l’adesione all’UE: il 66,25% della popolazione ha votato a favore e il 33,13% contro. Questi dati, la schiacciante vittoria dei “Si”, sono stati però accompagnati da quelli che contano una affluenza alle urne piuttosto bassa (il 47% degli aventi diritto), mettendo in evidenza la poca convinzione dei croati ad entrare nel progetto europeo.
Tra il febbraio del 2012 e il giugno del 2013 si è svolto, infine, il processo di ratifica dell’adesione da parte dei diversi parlamenti europei. Un’ ulteriore integrazione della Croazia nell’unione si avrà nel 2015 con l’ingresso del paese nello spazio Schengen, per eliminare il controllo alle frontiere di merci e persone ed aumentare la cooperazione tra i paesi membri.
Inoltre, quando avrà risolto la grave crisi economica partita nel 2008 e non appena l’economia nazionale rispetterà i criteri stabiliti in materia di inflazione, finanze pubbliche, stabilità dei tassi di cambio e tassi di interesse, il paese potrà abbandonare la Kuna, moneta attuale, per poter aderire all’euro.
Dopo circa un mese, ovviamente, è prematuro parlare di risultati o di non risultati, ma il popolo croato non smette di chiedersi se abbia fatto bene ad affidare la propria economia in crisi già da tempo ad un sistema economico europeo anch’esso in debacle, travolto dalla peggior crisi economica dalla nascita dell’eurozona. La speranza di una ripresa è viva e forte, ma allo stesso tempo lo scetticismo su questa scelta non smette di aumentare nei ranghi meno abbienti della popolazione.
Gianluca D’Ambrosio