Castellammare: l’acqua c’è, ma non si vede

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La delusione è tanta per chi arriva a Castellammare convinto di visitare la Città delle acque. Perché ad immaginare una località che si fregia di tale slogan si corre il rischio di fantasticare troppo e sognare un luogo che nella realtà non esite.

Non aspettatevi di trovare un centro capace di declinare l’acqua in infinite forme: non troverete sontuose fontane monumentali e nemmeno modeste fontanine zampillanti, non troverete splendidi giardini verdeggianti appena innaffiati, non troverete locali a tema, non troverete le terme, non troverete distributori di acqua minerale in ogni quartiere, non troverete strade e marciapiedi puliti appena lavati, insomma non troverete un’economia dell’acqua. Al contrario l’impressione generale sarà quella di una città arida, paradossalmente avvizzita proprio per la mancanza del prezioso composto.

Il primo indizio di tale sventura è la cronica aridità che attanaglia il verde pubblico: aiuole e fioriere desertiche da cui si sollevano nuvole di polvere nelle giornate ventose. Spazi in cui dimorano piante e alberi superstiti, miseri e moribondi, che sembrano attendere solo una provvidenziale pioggia, ma l’estate da queste parti e lunga, calda e secca, molti non sopravvivranno.

Segnali negativi anche dalle fontane pubbliche. Non esiste nessuna opera monumentale da cui sgorga fresca e copiosa l’acqua, l’unica opera degna di questo nome è la Fontana del re, situata nel Perco della Reggia di Quisisana, ma è ridotta ad un rudere e aspetta da anni di essere restaurata. Si asservano, in vari punti della città, come la villa comunale, piazza Fontana Grande (sic!) e piazza Spartaco, alcune fontane ornamentali, tutte di modesta fattura e quasi tutte chiuse, da quelle attive zampillano fiochi getti. Non va meglio per le fontanine che dovrebbero dissetare i viandanti, sono poche e mal funzionanti. Però non è raro osservare in diverse località, via Salita Quisisana e via Sanità ne sono esempi, resti di pregevoli fontanelle, molte delle quali rimaneggiate, da cui un tempo tanta acqua doveva essere attinta dalla popolazione locale.

Immensa tristezza emanano due strutture dette rispettivamente Antiche e Nuove Terme di Stabia, ambedue chiuse e in precario stato di conservazione, non molto tempo fa dovevano essere aperte e funzinanti perché è ancora possibile incontrare avventori e persone che qui lavoravano e che oggi imprecano per tanta malasorte.

Dimesse e claudicanti anche due industrie in cui si lavora all’imbottigliamento dell’acqua, un generale rammarico per un settore che potrebbe fare molto di più di quel che fa. Del resto anche nei ristoranti e nei bar locali è difficile trovare i loro dissetanti prodotti, mentre è semplicissimo acquistare acque forestiere molto meglio reclamizzate.

A ben guardare però, la causa di tanta miseria non può essere imputata alla mancanza d’acqua. Per rendersene conto basta accostare l’orecchio ai tombini e sentire la potenza di milioni di litri buttati letteralemnte nelle fogne. Certe volte al gorgoglìo fognario si unisce un tipico odore di zolfo, niente paura, non sono miasmi, ad essere gettata è acqua termale sulfurea.

Acqua dolce e frizzante fluisce in mare nei pressi del cantiere navale. In tanti riempiono un fiasco tra la calca di questa sorgente e in molti prima di andare pagano anche un balzello al prepotente di turno autonominato custode della fonte pubblica. Quanto spreco, che rammarico, e pensare che con un opportuno sistema di tubature quest’acqua potrebbe alimentare distributori installati in ogni quartiere.

Osservando il lavorio delle navi cisterna che dal porto fanno la spola con le isole Eolie e Pontine, si capisce definitivamente che a Castellammare c’è davvero tanta acqua. Così tanta da alimentare il traffico incessante per l’approvvigionamento idrico che disseta tantissime persone a chilometri di distanza. L’assurdo è pensare che un turista ha più possibilità di bere un bicchiere d’acqua stabiese a Lipari che a Castellammare.

Che dire, cosa pensare di tutta questa faccenda? In fondo il motto ‘Città delle acque’ non può essere considerato frutto di millanteria perché a Castellammare l’acqua c’è, ma non si vede. È accuratamente occultata da troppi sprechi e da una cronica incapacità gestionale.

Ferdinando Fontanella

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