Era nell’aria: rientrata dalle ferie estive buona parte della maggioranza si adopera per “salvare la poltrona” consiliare e mantenere in vita un improduttivo sistema amministrativo. La città giace inerme sotto il peso di inefficienze e disservizi, ma nessuno muove un dito per quanto meno limitare i danni.
In questo caos la calunnia, mai sopita a Ercolano, trova terreno fertile: ed ecco che si torna a parlare in “piazza” di fascicoli scottanti inviati alla magistratura, di avvisi di garanzia notificati a questo o quel esponente politico, di movimenti rivoluzionari pronti a ribaltare l’attuale amministrazione ma alla fine alle chiacchiere segue solo il “nulla di fatto ”.
Troppo coeso il mondo politico ercolanese per concedere nuovi spazi ad “estranei”, per far luce sulle carenze oggettive di un governo indigeno sempre più distante dalle reali problematiche cittadine. Più che di maggioranza e opposizione a Ercolano si potrebbe parlare di “unica coalizione” con pochi giovani dissidenti sistematicamente tenuti a bada e limitati nella possibilità d’azione da chi guida il paese.
Eppure a sentir parlare l’assise locale Ercolano resta un paese modello, c’è solo da stabilire ironicamente cosa si intenda per “modello”. In questa tragicomica farsa i giovani scappano in cerca di occupazione altrove avviliti e delusi da un sistema sociale sordo e cinico nei confronti delle nuove leve ercolanesi.
E’ finito il tempo delle ipocrisie, dei “tutti addosso” al coraggioso di turno che tentava disperatamente di evidenziare carenze e disfunzioni venendo sistematicamente attaccato da associazioni e movimenti pseudo giovanili strumentalizzati ad arte da scaltri politici. Parafrasando l’inno nazionale di uno storico Paese europeo non rimane che sussurrare: “Dio salvi Ercolano”.
Alfonso Maria Liguori