La tradizione che si rinnova e il sangue, quello buono, che non mente. A 25 anni di distanza Abbagnale è ancora oro ed ha il volto del giovanissimo Vincenzo, primogenito di Giuseppe Abbagnale, campione di sempre del canottaggio e attuale presidente della Federazione Italiana Canottaggio (FIC). Una sfida importante quella dei mondiali 2013 a Chungju (Corea del Sud) che ha visto Vincenzo Abbagnale e i suoi due compagni di squadra, Luca Parlato ed Enrico D’aniello, salire sul gradino più alto del podio. I giovani atleti hanno conquistato la medaglia d’oro nella specialità “2 con” sbaragliando la concorrenza. La vittoria conquistata e l’Italia che ha esultato. La dinastia sportiva degli Abbagnale ha un nuovo erede ed ha gli occhi di un giovane atleta dal futuro tutto in ascesa. Abbiamo incontrato Vincenzo al suo rientro in Italia. Un’intervista per ricostruire attimi unici di una gioia immensa. Una vittoria accolta con grande entusiasmo dalla città di Pompei che ha dato i natali alla famiglia Abbagnale.
Vincenzo quando è iniziata la tua passione per il canottaggio e quanto è stato determinante l’esempio di tuo padre Giuseppe per far crescere in te l’amore per questo sport?
La mia passione per il canottaggio è nata a circa 11 anni, quando debuttai con la prima gara nella categoria “allievi” e arrivai secondo. Mi entusiasmai a tal punto da continuare per riuscire a vincere e senza accorgermene mi sono appassionato! Poi a 16 anni gareggiai in ambito internazionale con il primo mondiale nella categoria “juniores”. Mio padre ha sempre sperato che io provassi, ma mi ha lasciato libero di fare il mio corso, tanto sapeva che chi nasce maschio nella mia famiglia è difficile che non provi almeno una volta a remare.
Ai mondiali in Corea del Sud hai guadagnato la medaglia d’oro. Dopo 25 anni un Abbagnale è tornato a conquistare il gradino più alto del podio. Quali sono state le tue emozioni nell’istante immediatamente dopo che avevi capito, assieme ai tuoi compagni Enrico D’aniello e Luca Parlato, di aver vinto?
Le emozioni per me, come anche per Luca ed Enrico, sono state fortissime ed indescrivibili. Io e Luca eravamo già riusciti a salire sul gradino più alto del podio ai mondiali “under 23” un mese prima a Linz sul “4 con”. Riuscire a riconfermarci in Corea a livello assoluto è stato fantastico. A tutto questo s’aggiungeva un pò di pressione per la storia della mia famiglia che non avvertivo solo io ma veniva trasmessa ovviamente anche a loro due. Al taglio del traguardo ci siamo liberati di tutto e sono cominciati i festeggiamenti.
Dopo l’oro di Chungju quali saranno i tuoi prossimi impegni agonistici?
Accantonata la stagione internazionale di quest’anno, adesso si pensa già all’anno prossimo. A settembre ci saranno i campionati italiani assoluti e non so in che barca li faremo. Poi si parte di nuovo con tutti i ritiri per i mondiali 2014.
La città di Pompei, che ha dato i natali alla tua famiglia, è orgogliosa di te come all’epoca lo fu per tuo padre e tuo zio. Come hai accolto la notizia dell’esultanza della cittadinanza tutta per la vostra vittoria?
Sono stato davvero felice di aver saputo che per le strade parecchia gente aveva gioito per la nostra vittoria. A parte la soddisfazione personale, m’inorgoglisce dare allo sport che pratico la visibilità che merita. Il canottaggio è ancora poco conosciuto da molti. Ma sono fiducioso del fatto che in futuro le cose cambieranno.
Un’ultima domanda Vincenzo. Tu sei un ragazzo giovane e di successo. I fatti lo testimoniano. Passione, impegno e dedizione possono riassumere al meglio la tua carriera sportiva tutta in ascesa?
Non mi piace definirmi un ragazzo di successo, perchè il successo mi dà l’idea di un punto d’arrivo. Questo per me è solamente un punto di partenza. Non abbiamo ancora fatto niente, l’impegno e la dedizione per questo sport per ora ci hanno ripagato di quest’annata quasi interamente fuori casa, ma ancora non basta. Ci vorrà tanto impegno perchè i traguardi che spero di raggiungere, sono parecchio più in alto.
Ha le idee chiarissime Abbagnale jr. E la verve è quella dell’atleta che sa bene che i traguardi, quelli che contano, si raggiungono con il sudore della fronte.
Marianna Di Paolo