Napoli è un capoluogo speciale. Non è solo la città del sole e del mare, non più scrigno di stereotipi ormai obsoleti. Ha qualcosa che ti entra dritto nel cuore, specie quando la guardi: maestosa, solare ed abbracciata dal mare. Quando percorri il centro storico, come nei vicoli stretti di San Lorenzo, con il volto rivolto all’insù cerchi di scorgere il cielo che i maestosi palazzi ti impediscono di osservare. A San Gregorio Armeno noti in ogni dove piccole cappelle votive, simbolo di una cristianità mai sopita e cancellata dal tempo. In un attimo la mente ti conduce altrove e cominci a guardare il vecchio ed il nuovo che convivono, senza fondersi. È una città magica al tramonto, quando il sole lentamente cala all’orizzonte e distingui a malapena nel mare le sue isole. Napoli è come una vecchia signora che vive delle glorie del passato facendo fatica a guardare al presente e sperare nel futuro. La città non ha più quell’amore che la faceva vibrare nelle poesie e nelle canzoni. Quando il “Gambrinus” era qualcosa in più di un semplice bar ma cuore pulsante di una città ricca di idee e di progetti. Questo amore svanito ed una politica inerte l’hanno resa vulnerabile, impotente e stanca. La città avrebbe bisogno di amore, di qualcuno che la ami veramente e le ridoni l’antico splendore senza spaventarsi delle sue tante contraddizioni. Occorre ritrovare l’orgoglio cittadino ed il senso di appartenenza, poter dire di essere napoletani con fierezza e senza vergogna. Se la città sarà onorata anche l’etnia sarà salvaguardata.
Annibale Nuovanno