Un caso emblematico e paradossale di burocrazia che ostacola, invece di favorire, l’imprenditoria. Già nel maggio 2010, a ben tre anni dalla richiesta, l’impresa pompeiana aveva incassato il parere favorevole unanime della conferenza dei servizi. E qui inizia il calvario della Super Plastik. L’ok della provincia arriva dopo soli quindici giorni, quello del comune arranca. La corte parla di “immotivato stallo”. Inserita nell’ordine del giorno del dicembre 2010 e rinviata al gennaio 2011, la proposta di variante non viene più esaminata dal consiglio comunale, nonostante le numerose diffide.
Tutto da rifare, quindi, per la Super Plastik che non ci sta e ricorre al TAR che le dà ragione. Secondo i giudici della terza sezione “si è assistito ad un confuso percorso istruttorio caratterizzato da un difetto di coordinamento degli organi dirigenziali dell’ente, da volizioni contraddittorie, oltre che da una sostanziale spoliazione del consiglio comunale della competenza ad approvare o meno la variante allo strumento urbanistico regionale”.
Ora la parola torna all’assise cittadina che dopo tanti ordini del giorno su feste, cittadinanze e vacuità varie può decidere sulla città e per la città. Perché porre ulteriori ostacoli a una delle poche attività produttive ancora rimaste a Pompei confermerebbe la vulgata ormai diffusa tra i cittadini: che questa amministrazione vada contro e non a favore dello sviluppo della città.
Claudia Malafronte