“A Giancarlo Siani”: anteprima del nuovo volume

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Si pubblica qui in anteprima un saggio del nuovo volume della Collana Studia Oplontina, A GIANCARLO SIANI, che raccogliere gli Atti di tre Seminari di Arte Visiva, Scrittura e Comunicazione nelle città vesuviane dedicati alla figura e all’opera di Giancarlo Siani, tenuti rispettivamente il 26 marzo 2009 con l’ anteprima del film Fortapàsch e, nei due anniversari della sua morte, il 23 settembre 2009, con la presentazione dei suoi scritti Le Parole di una vita raccolte nei due volumi, a cura di Raffaele Giglio per i tipi di Phoebus edizioni ( 2007), e, due anni dopo, nel 2011, con La Lettura degli scritti su Torre Annunziata a cura degli studenti torresi.

Le Parole di una vita. Gli scritti giornalistici di Giancarlo Siani sono raccolti in due volumi racchiusi in un elegante cofanetto. È un lavoro speciale, nato dalla cura filologica di Raffaele Giglio, professore di letteratura italiana presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Napoli. Gli articoli, con numerazione progressiva – sono in tutto 651- disposti in ordine cronologico, recano in apertura, la data, il luogo di redazione, il titolo. La lettura è resa agevole, oltre che dalla preziosa veste editoriale, dagli indici sia degli argomenti che dei nomi. Per la prima volta in questa opera sono stati raccolti tutti gli scritti giornalistici di Giancarlo Siani; da qui il titolo “ Le parole di una vita” con il quale il curatore ha voluto evidenziare non solo che l’opera comprende tutto quello che Giancarlo aveva scritto pubblicamente nella sua intera esistenza e il suo modo di leggere, denunciare ed interpretare la società del tempo, ma anche come fossero proprio le parole che egli affidò al Mattino a decretare la condanna a morte da parte del connubio mafia-camorra di allora.

Giancarlo Siani era un giovane giornalista pubblicista napoletano. Fu ucciso a Napoli, la sera del 23 settembre 1985 all’età di 26 anni. Iniziò ad analizzare prima il fenomeno sociale della criminalità per interessarsi dell’evoluzione delinquenziale delle diverse “famiglie camorristiche”, calandosi nello specifico dei singoli individui. Fu questo periodo che contrassegnò il suo passaggio dapprima al periodico “Osservatorio sulla camorra” rivista a carattere socio-informativo, diretta da Amato Lamberti e successivamente al quotidiano “Il Mattino”, come corrispondente da Torre Annunziata presso la sede distaccata di Castellammare di Stabia. Siani analizzò la realtà torrese senza tralasciare alcun aspetto, approfondì, attraverso inchieste, il contrabbando di sigarette e l’espansione dell’impero economico del boss locale, Valentino Gionta. Aveva capito che la camorra si era infiltrata nella vita politica, della quale riusciva a regolare ritmi decisionali ed elezioni. La decisione di ammazzarlo fu presa all’indomani della pubblicazione di un suo articolo, su “Il Mattino” del 10 giugno 1985 relativo alle modalità con le quali i carabinieri erano riusciti ad arrestare il boss Gionta.

Giancarlo ormai è diventato un simbolo, un eroe. Di lui si parla spesso. In maniera rituale. Pochi però si sono soffermati a sottolineare il valore dell’opera che qui presentiamo anche sul piano culturale e, poiché stiamo parlando a studenti, anche formativo. Significativo per l’obiettivo che noi ci siamo posti è articolo che apre il primo volume: Da grande voglio fare il giornalista. Il pezzo, apparso sulla rivista sindacale “Il lavoro nel Sud” nel luglio del 1979, non è il primo in ordine cronologico, ma è stato messo qui per il suo significato particolare. Pone il problema dell’accesso alla professione giornalistica in relazione anche agli altri paesi europei. Le difficoltà che Gianfranco incontrò per affermarsi in un campo, caratterizzato da scarsa democrazia e trasparenza, sono le stesse che incontrano i giovani oggi. La proposta di creare una scuola regionale di giornalismo collegata ad una testata editoriale è ancora attuale.
Tutti gli articoli scaturiscono da una scrupolosa informazione. Nascono dalla sua indagine attenta, dalla presenza continua sul territorio. Io stessa, che all’epoca collaboravo ad una testata locale, Arcipelago, l’ho visto più volte in redazione. Ricordo i suoi occhi spalancati di meraviglia davanti al tesoro appena venuto alla luce nella villa romana di via G. Murat, gli ori di Oplonti.
I temi trattati sono molteplici. Non solo la criminalità. Si spazia dai problemi del lavoro a quelli dell’ambiente, della scuola, dell’archeologia, della festa padronale, del porto, della spiaggia, delle fabbriche come la Dalmine, allora ancora attive. Purtroppo ancora attuali: come la palestra fantasma dell’Istituto tecnico “Cesaro” denunciata in un articolo del 1983. Che, vergognosamente ancora oggi, mostro di ruggine, protende i suoi pilastri nudi verso il cielo.
Già facendo scorrere titoli degli articoli sotto gli occhi, ci si rende conto che non si può prescindere dalla lettura di quest’opera. Offerta ai giovani del XXI secolo, molti dei quali non erano ancora nati quando accadevano i fatti descritti, è frutto di uno stile di vita da imitare. Per l’impegno da cui scaturisce, lo spirito di abnegazione, l’amore per la verità.
Giancarlo, vittima della camorra, simbolo della legalità, non è un eroe da piedistallo, ma è un giovane molto vicino per cultura e per sensibilità ai giovani delle nostre scuole: grandi ideali, grande amore per la nostra terra, desiderio incontenibile di spazzare via il marcio che ne offusca la bellezza.

La Lettura degli scritti giornalistici di Giancarlo Siani su Torre Annunziata a cura degli studenti torresi.

La chiave di lettura per una comprensione, scevra dai pregiudizi che hanno sempre caratterizzato il rapporto tra la Stampa e Torre Annunziata, è fornita dalla testimonianza di Pietro Gargano, collega ed amico di Giancarlo Siani, che ha partecipato al Seminario del 23 settembre 2011, La Lettura degli scritti giornalistici di Giancarlo Siani su Torre Annunziata a cura degli studenti torresi.

“Era un ragazzo ricco di fede e con idee progressiste” che, semplicemente, amava il suo lavoro. E lo faceva senza timori reverenziali, con quella schiettezza e durezza che dovrebbero essere, almeno sulla carta, i dogmi del vero giornalista. Risultava, quindi, un “anormale” per quei tempi e, forse, ancora oggi. Siani, attraverso i suoi articoli, ci ha impartito non solo una grande lezione di senso civico, ma anche di giornalismo e professionalità lavorativa. Proprio questi ultimi elementi, evidenziano come la sua non era semplice voglia d’emergere o mera spavalderia, caratterizzante la giovane età, no. No, Siani era pienamente consapevole dei rischi che correva e della pericolosità del suo operato. Infastidiva e non poco- e proprio per questo motivo, ricorda con amarezza e con un po’ di senso di colpa, è stato lasciato solo. Abbandonato a fronteggiare un avversario troppo potente da essere sconfitto in solitudine. Persino la società civile, che oggi lo commemora come un suo “martire”, lo ha allontanato. Nessuno, fino al tragico 23 settembre 1985, l’aveva affiancato nella sua lotta. Gargano conclude il suo intervento, spiegando le ragioni che hanno portato all’uccisione del suo collega. La condanna a morte scatta quando Siani, in suo articolo, descrive il patto con cui, le famiglie camorristiche, il clan Nuvoletta su tutti, decidono di vendere Valentino Gionta, considerato pericoloso e prepotente nel suo agire, alla polizia. “Giancarlo è morto, non solo per l’irritazione provocata dalle sue inchieste, negli ambienti camorristici, ma anche a causa di una cupola di politici misti ad affaristi, che avevano come unico scopo l’ottenimento di favori e consensi da parte dei clan.”
A Pietro Gargano risponde Il presidente del tribunale di Torre Annunziata, dr. Vincenzo Albano, presente al convegno, non ostante i segni di una malattia debilitante che poi lo avrebbe stroncato pochi mesi dopo. Una presenza importante: ricordo le parole di entusiasmo con cui il Presidente accolse il mio invito a partecipare all’incontro, sottolineando che il tribunale non è un “causificio”, ma un luogo in cui si difendono tutti i diritti, anche quelli della cultura.

Segnalo soprattutto i contributi di Giovanni Taranto e di Antonio Irlando, molto significativi per la comprensione del profondo legame di Giancarlo Siani con Torre Annunziata. Si stabilì tra i tre un rapporto speciale. Irlando amico e collega di Giancarlo, lo mette in contatto con altri giovani, allora ragazzi, ora affermati professionisti, come Giovanni Taranto. Giancarlo visse a Torre Annunziata accanto ad altri giovani. Ne condivise problemi, aspirazioni, delusioni. Sedette nei banchi del Liceo B. Croce per ascoltare la voce degli studenti. Non da semplice cronista. Ma da giovane, ancora fresco di studi, che aveva vissuto gli stessi problemi. Imparò qui il mestiere di giornalista. A sua volta fu, sia pure inconsapevolmente, maestro e modello per altri giovani, che già allora muovevano i primi passi verso la professione di giornalista. Significative le parole di Giovanni Taranto nella risposta al mio invito a partecipare al seminario: “Verrò volentieri se ti fa piacere, ma devo avvertirti: il mio ricordo di Giancarlo, e della “vita di strada” che facevamo insieme, non è propriamente quello idealizzato e astratto che tutti ne hanno oggi. Io ti posso parlare del Giancarlo vero e deluso che aspettava un contratto che non arrivava mai, del Giancarlo alle prime armi che ancora non sapeva fare al meglio il suo mestiere, e cercava di imparare dai suoi errori con grande entusiasmo”.

 

 

Questo nuovo volume della Collana Studia Oplontina è nato con l’intento di raccogliere gli Atti di tre Seminari di Arte Visiva, Scrittura e Comunicazione nelle città vesuviane dedicati alla figura e all’opera di Giancarlo Siani, tenuti rispettivamente il 26 marzo 2009 con l’ anteprima del film Fortapàsch e, nei due anniversari della sua morte, il 23 settembre 2009, con la presentazione dei suoi scritti Le Parole di una vita raccolte nei due volumi, a cura di Raffaele Giglio per i tipi di Phoebus edizioni ( 2007), e, due anni dopo, nel 2011 , con La Lettura degli scritti su Torre Annunziata a cura degli studenti torresi.

Nella raccolta di studi dedicati agli scrittori nati a Torre Annunziata, Giancarlo Siani ben figura accanto a Maria Orsini Natale e a Michele Prisco, che aprono la nuova serie di Studia Oplontina . La città natale di Giancarlo Siani è Napoli. Ma Torre Annunziata lo ha visto nascere e crescere come giornalista, gli ha fornito la materia e gli strumenti per la sua intensa, purtroppo breve, attività professionale. La maggior parte dei suoi articoli, apparsi sui giornali dal 1979 al 1985, anno della sua morte, riguardano fatti di cronaca di Torre Annunziata. A Torre vivono ancora i suoi amici, compagni di strada di un giovane alla ricerca delle parole di verità da affidare alla stampa. Ora testimoni oculari di quello che può definirsi il periodo di formazione di un giovane giornalista.

L’anteprima del film Fortapasch fu un evento epocale. Da me fortemente voluto, preteso, dopo aver assistito all’anteprima internazionale al Teatro S. Carlo a Napoli. A Torre si accesero le luci della ribalta e, nell’unico locale cinematografico, ormai rimasto, come non accadeva da anni , si videro esponenti del mondo della cultura e dello spettacolo, regista e attori protagonisti . Ci furono giornalisti, magistrati, politici. E soprattutto un pubblico eccezionale: gli studenti a cui era rivolto l’evento.
Non mancarono le polemiche. A Torre Annunziata c’era – e c’è purtroppo ancora – una diffusa illegalità. Sono ancora vivi i germi che determinarono la morte di Giancarlo.
Ma l’evento, almeno per lo scopo che io perseguivo, sortì un effetto positivo. Soprattutto si levò un grido di ribellione verso chi aveva scelto la strada del silenzio e la politica dello struzzo: non parlare, non vedere. Questa cecità, questo silenzio, sono stati i principali complici di una certa informazione che fa ancora pagare a tutta la città la colpa di un gruppo di criminali che causò la morte del giovane giornalista. In verità, era la prima volta, e dopo 24 anni dalla sua morte, che si metteva il dito nella piaga. Una piaga ancora fresca, dolente, incancrenita. Il film, in parte girato a Torre, rappresenta realisticamente scenari umani e naturali più veri che mai. La spazzatura, tappeto maleodorante sulla “rena nera” della Salera, la spiaggia che fa da sfondo ad uno dei pezzi più forti del film, era ancora lì nel 2009. Adesso qualcosa si sta muovendo. Si comincia a discutere su come restituire alla città quella spiaggia storica, che prende nome dalle Saline, immortalate da Plutarco nella Vita di Crasso, attive in epoca borbonica. C’è speranza ora, anche grazie al film.

Il silenzio si era rotto. Si aprì un dibattito permanente soprattutto nelle scuole. Si inaugurò, grazie ai Seminari da me istituiti, un nuovo corso di studi sulla figura di Giancarlo Siani in relazione all’Arte e alla cultura del nostro territorio. Nello stesso anno 2009, nell’anniversario del barbaro assassinio di Giancarlo, seguì il secondo evento: la presentazione degli scritti giornalistici di Giancarlo Siani, affidata al filosofo Aldo Masullo, al giornalista Ermanno Corsi e al sociologo Amato Lamberti. La presentazione non ebbe un carattere rituale, come le tante che l’avevano precedute. Innanzitutto perché aveva luogo a Torre Annunziata, rea di averne causato la morte, ed avveniva con forte ritardo, 2 anni dopo la comparsa dell’opera. Gli occhi della stampa erano puntati su di noi. Ma il carattere di Seminario, rivolto agli studenti di Torre Annunziata, si rivelò vincente. I frutti del seminario furono raccolti due anni dopo con La Lettura degli scritti su Torre Annunziata a cura degli studenti torresi. L’obiettivo proposto era quello di istituire una scuola di giornalismo che prendeva nome dalle stesse parole di Giancarlo: da grande farò il giornalista.

La manifestazione del 23 settembre 2011 fu preceduta da un’attenta preparazione con la scelta degli scritti da assegnare alle varie scuole su temi in linea con l’indirizzo dei vari istituti. Gli articoli sono esattamente 651: la maggior parte di essi denunciano fatti e misfatti avvenuti a Torre Annunziata tra il 1979 ed il 1985. Tutti possono considerarsi fondamentali per ricostruire il quadro sociale politico e culturale di quegli anni. Ecco perché è molto importante che i giovani li leggano. La lettura di questi scritti è uno strumento di formazione. Una formazione continua, che va al di là del giorno della memoria dedicata a Giancarlo Siani. Il Seminario, anche ora che non rivesto cariche politiche, deve considerarsi permanente. Il lavoro da me intrapreso è stato, infatti, continuato dai dirigenti scolastici e dai docenti. In prima linea Benito Capossela, preside del Liceo Pitagora – Benedetto Croce.

Maria Elefante

Dipartimento di studi umanistici

Università degli studi di Napoli Federico II

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