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Castellammare: via Fratte, la strada dimenticata

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Può una strada, lunga appena 600 metri, essere lo specchio di una città intera? A giudicare dallo stato di questa via di Castellammare di Stabia la risposta è indubbiamente affermativa.

Tracciata nella parte collinare, attraversa l’omonimo abitato delle Fratte con un percorso sinuoso che va dal sagrato della chiesa di San Matteo alle Botteghelle al Castello medievale e viceversa. Numerosi vicoli e stradine adiacenti collegano la strada al centro antico, al borgo marinaro di Pozzano e al Real quartiere di Quisisana.

Il toponimo Fratte è molto vecchio, etimologicamente significa “località scoscesa intricata di sterpi e arbusti”, riferimento alle condizioni naturali del luogo prima di essere abitato. L’apertura della via risale, con molta probabilità, al X secolo epoca in cui il ducato di Sorrento costruì il castello nei cui pressi sorse il piccolo abitato. Non a caso lungo la strada è ubicata la chiesetta di Santo Stefano Protomartire, la più antica di Castellammare e si suppone che in zona sorgesse la prima cattedrale.

Il tracciato regala al viandante scorci di assuluta bellezza. Nei pressi del castello la via diventa un belvedere sul golfo di Napoli. Per tale romantico panorama questo tratto un tempo era conosciuto come “via dell’amore”, tanti fidanzati in questo posto si struggevano, castamente, di passione all’ombra di numerosi e verdeggianti platani.

Proseguendo in direzione botteghelle il paesaggio svela straordinarie architetture, tante sono le ville con splendidi giardini, e graziosissimi sono i muri perimetrali dei coltivi che fiancheggiano la strada. Costruiti in blocchi di tufo grigio napoletano sovrapposti a formare bellissime arcate, si tratta di strutture del Settecento risalenti agli importanti lavori fatti dalla casa reale borbonica che, restaurando la vicina Reggia di Quisisana, abbellì con straordinaria continuità architettonica tutte le stradine nelle sue adiacenze.

Insomma via Fratte è una bella strada. Peccato che gli amministratori locali abbiano da lungo tempo dimenticato questa località. L’incuria risale al terremoto del 1980, molti palazzi della zona sono ancora lesionati e spopolati. Quelli ristrutturati non sempre, purtroppo, hanno mantenuto la ricchezza e la nobiltà delle architetture e dei materiali originari. Lavori attualmente in corso distruggono antichi giardini per fare moderni parcheggi, anche qui come nel resto della penisola sorrentina il futuro sembra essere assicurato solo per le automobili.

Gli alberi che facevano da cornice al panorama del golfo e ombra agli innamorati sono quasi tutti seccati, la “strada dell’amore” è diventata il ritrovo di una gioventù annoiata, priva di fantasia e poesia, dedita al consumo di alcol, droghe e fugaci rapporti occasionali.

Anche le architetture borboniche, i muri del Settecento, le stupende arcate e i blocchi di tufo napoletano, sono quasi definitivamente spariti. A ogni frana le nobili pietre sono state rimpiazzate dal vile cemento, che qualcuno ha pensato bene di guarnire con il solito graffito alieno. Un segno inequivocabile dei tempi che cambiano. L’ennesimo crollo, avvenuto nel gennaio scorso, ha determinato la chiusura alla circolazione delle automobili, mentre i pedoni continuano a passare, a loro rischio e pericolo, barcollando tra detriti, immondizie ed erbacce.

In questo momento la strada, come l’intera Castellammare, è sospesa in un limbo, in bilico tra un passato glorioso ma molto rimaneggiato, e un presente impregnato d’incapacità, speculazioni e disprezzo per la storia e la bellezza del paesaggio. Circostanze che lasciano presagire un futuro di certo non felice.

Ferdinando Fontanella

Tra presente e passato: immagini di via Fratte

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