Compravendita dell’auto e contachilometri taroccato. Può rispondere di truffa il venditore del veicolo

contachilometriÈ una prassi mai realmente sconfitta quella di alcuni venditori di automobili usate che dichiarando un chilometraggio rispetto a quello, sempre superiore intascano un prezzo maggiore. Ma dopo la sentenza n. 38085 della Cassazione penale, del 17 settembre scorso, questi furbetti dovranno prestare maggiore attenzione se non vorranno incorrere in una condanna penale. A rilevarlo è Giovanni D’Agata, presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti”.
Si tratta, infatti, di vera e propria truffa, la vendita di un’automobile a un prezzo più alto rispetto a quello reale, se il contachilometri è stato manomesso facendo risultare una minore distanza di quella realmente percorsa dal veicolo, inducendo così in errore l’acquirente e procurandosi un indebito profitto.
I giudici della seconda sezione penale hanno rigettato il ricorso di un imputato accusato del reato di truffa stabilito dall’articolo 640 del codice penale, ai danni di un acquirente avverso la condanna inflittagli dalla Corte d’Appello di Catanzaro a quattro mesi di reclusione e al pagamento di 200 euro di multa, oltre al rimborso delle spese processuali, che aveva in precedenza ribaltato l’assoluzione del venditore da parte del Tribunale di Cosenza.
A nulla sono valse le prove fornite, secondo le quali sarebbe emersa la buona fede dell’imputato, tra cui quella di aver personalmente proposto all’acquirente di andare insieme a ritirare la vettura. Tale prova era già stata confutata in quanto il chilometraggio, dopo l’acquisto, era risultato il doppio di quello riportato sul contachilometri. Circostanza che aveva indotto l’acquirente ad acquistare l’auto a un prezzo più alto perché vittima del raggiro del truffatore. Non risulta favorevole al reo anche il fatto di non aver mai rivelato all’acquirente il nome del precedente proprietario, impedendo così al cliente di verificare le condizioni della vettura.

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