Ricerca e lotta contro il cancro, intervista al professor Giulio Tarro

Tarro Giulio

Il professor Giulio Tarro è uno dei nomi più illustri della ricerca medica mondiale. Siciliano di Messina, ha compiuto tutti gli studi nella nostra regione, laureandosi in medicina e chirurgia e conseguendo le specializzazioni che ne hanno fatto uno dei luminari più prestigiosi della ricerca scientifica mondiale. Docente di virologia all’Università di Napoli; primario emerito del “Cotugno”; Presidente della fondazione Onlus “Teresa & Luigi de Beaumont Bonelli” per le ricerche sul cancro; professore aggiunto del Dipartimento di Biologia alla “Temple University of Philadelphia”, Presidente della Commissione sulle Biotecnologie della Virosfera, WABT UNESCO, Parigi e Presidente della “Norman Academy” di Roma, Tarro ha lavorato in passato per anni, tra i tanti, con il professor Albert Sabin, creatore del vaccino antipolio orale. Lo incontriamo in un raro momento di relax che non gli impedisce tuttavia di concedersi alle nostre domande. Cominciamo col fare un breve punto sulla ricerca e sulla lotta al cancro. “Negli anni ’60 – afferma il Professore – ci furono molte polemiche sulle cause che provocano i tumori nell’uomo, ma mancava l’anello che univa la presenza di alcuni virus alla malattia dell’uomo. Oggi, a distanza di tempo, possiamo dire con certezza che esiste una correlazione tra virus, in particolare quelli erpetici ed alcune forme di tumori. Possiamo affermare che esistono due vaccini efficaci: uno contro il papilloma virus, responsabile del cancro del collo dell’utero nella donna, seconda causa di mortalità femminile nel mondo; l’altro contro il virus dell’epatite B, al quale sono collegate alcune forme di tumore del fegato. Col Professor Sabin, siamo riusciti pertanto a dimostrare i meccanismi di questa correlazione”. Prevenzione e nuovi strumenti diagnostici e terapeutici nella lotta contro il cancro: si riuscirà a sconfiggerlo e quanto tempo occorrerà ancora? “Abbiamo già raggiunto – continua il Professor Tarro – grossi risultati in campo terapeutico ma la via maestra rimane sempre la prevenzione. La primaria, che consiste nel rimuovere le cause che sono alla base dello sviluppo dei tumori, molte delle quali sono ampiamente conosciute. La prevenzione secondaria, che prevede l’utilizzo di diversi indicatori, spie, i cosiddetti “markers” che ci permettono di accorgerci tempestivamente della trasformazione maligna delle cellule.

 

 

Contenuti in tracce negli umori, nel sangue e nella saliva, i markers ci consentono di effettuare una diagnosi precoce del male. Poi la terziaria che riguarda coloro che sono già affetti da tumore e che vengono seguiti nei centri specializzati allo scopo di scongiurare la comparsa di recidive”. Professor Tarro, lei è anche un grande esperto di AIDS e un autorevolissimo studioso del virus HIV. “Oggi l’AIDS – sottolinea Tarro – è piuttosto trascurata perché si è convinti che esista una terapia efficace, ma purtroppo ci si dimentica che il virus dell’immuno-deficienza acquisita permane nell’organismo, pur controllato dai farmaci. Ancora però non abbiamo un vaccino capace di rimuovere l’HIV e quindi non possiamo ancora cantare vittoria in questo settore. Purtroppo, il fatto che si sia riusciti a contrastare bene il virus con un cocktail di farmaci, induce a trascurare la prevenzione che è fondamentale nella lotta alla trasmissione dell’infezione virale”. È di pochi giorni la protesta a Montecitorio dei parenti di malati affetti da gravi forme di malattie rare. A proposito dell’utilizzo di nuovi strumenti terapeutici per la cura di queste patologie, quali le cellule staminali embrionali ed adulte, può illustrarci il suo personale pensiero? “Le staminali sono certamente una grande scoperta e possono essere utilizzate in diverse patologie umane e anche nella cura delle malattie rare, ma dobbiamo considerare che, come per il DNA, individuato nel 1953, dobbiamo altrettanto tenere presente che occorreranno anni per mettere a punto terapie efficaci che si basano sul loro impiego, per cui non possiamo fare il passo più lungo della gamba… Dobbiamo aver pazienza ed attendere che studi approfonditi possano poi trasformarsi in terapie applicative. La speranza – aggiunge ancora il ricercatore – e le aspettative sulle staminali andrebbero controllate proprio perché ci sono ricerche in corso che ancora non hanno raggiunto la validità scientifica”. Capitolo bioetica. Lei ne è un autorevole esperto. Cosa pensa dell’eutanasia? “Ho fatto parte – risponde il Professor Tarro – del Comitato di Bioetica della Presidenza del Consiglio dal ’94 al ’99 ed ho avuto modo di scrivere tanto, anche sull’eutanasia. Sono un medico chirurgo e per questo sono tenuto ad osservare il giuramento ippocratico, che disegna la figura del medico come colui che si adopera per salvare la vita della gente. Sono quindi contro l’aborto e contro tutte quelle situazioni che consentono all’uomo di togliere la vita ad un altro uomo; per cui, sotto questo aspetto sono anche contro la pena di morte e contro l’eutanasia. Credo che oggi, proprio in virtù di tante nuove scoperte, alcune ben conosciute ed altre meno, si debba lasciare sempre un filo di speranza alla vita di un altro nostro fratello”. Un suo giudizio sull’accanimento terapeutico. “Il termine Bioetica – spiega Tarro – è stato coniato nel ’70 da un oncologo e riguardava proprio gli aspetti dell’accanimento terapeutico che deve tenere assolutamente in considerazione la qualità della vita del paziente. Se esso, rispetto alla malattia stessa, peggiora la qualità della sua vita allora è un controsenso. Sono Cattolico Apostolico Romano e quindi ritengo che un medico debba utilizzare le terapie non fino alle estreme conseguenze ma là, fin dove sono utili”. Lei Professore è napoletano d’adozione. Quale è la situazione sanitaria della nostra regione, caratterizzata da troppi territori devastati dall’inquinamento e a che punto è il Registro dei tumori in Campania? “Vede – spiega ancora lo scienziato – occorre da una parte tenere in considerazione il livello di salute del territorio campano e dall’altra gli aspetti della burocrazia che si traduce spesso in scarsa meritocrazia, causa principale dell’emigrazione di molti dei nostri giovani più valenti che vanno all’estero e che il più delle volte ci rimangono. E poi la scarsa organizzazione burocratica. Tutti aspetti fortemente negativi. Se poi aggiungiamo che la Campania è anche la Cenerentola nell’incidenza dei tumori e di altre gravi patologie, in particolare le malformazioni congenite, il quadro è completo. Effettivamente in questo momento, come regione, siamo oggetto dello smaltimento dell’85% dei rifiuti industriali prodotti in Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. In buona sostanza siamo di fronte ad una situazione tale che ha prodotto dati allarmanti indipendentemente dal fatto di non avere neanche un valido registro dei tumori in tutta la regione. Quando c’è stata la possibilità per alcuni studiosi, in particolare il Professor Antonio Giordano ed il sottoscritto con la pubblicazione del libro “Campania, terra di veleni”, si è riusciti a produrre una fedele fotografia scientifica della situazione relativa alla nostra regione, utilizzando una limitata disponibilità finanziaria. Cosa che ad esempio, non è stata per la realizzazione del registro dei tumori, per l’istituzione del quale è stato chiesto troppo da parte della Regione. Quindi con un finanziamento limitato, di circa 35 mila euro, si è riusciti a dimostrare che effettivamente, con una ricerca approfondita nelle diagnosi di uscita delle donne campane ricoverate, diagnosi depositate presso il senato della Repubblica e grazie alla collaborazione dell’allora senatore e oggi sindaco di Roma Ignazio Marino, autore tra l’altro della prefazione del nostro libro, esiste una marcata incidenza di diverse patologie legata alla contaminazione anche delle falde acquifere. Esistono pertanto pubblicazioni di lavori scientifici – conclude Tarro – che dimostrano inequivocabilmente la gravità della situazione alla quale si può tentare di porre rimedio solamente con lo stop definitivo dello smaltimento dei rifiuti industriali”.

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