Una serie di controlli in Polonia e Slovacchia da parte delle autorità sanitarie si accingono a verificare all’interno degli allevamenti se gli allevatori abbiano nutrito o stiano nutrendo il bestiame con mangimi provenienti dalla Polonia a base di carne e ossa.
I dubbi per evitare la possibilità di una nuova diffusione del famigerato morbo della “mucca pazza” o BSE (encefalopatia spongiforme bovina) e di altre patologie, sono stati rivelati dal canale televisivo polacco TVN 24, secondo cui in alcune fattorie dei due paesi, il bestiame sarebbe alimentato con pastoni a base di carne di animali morti, acquistati da un impianto di trasformazione posto sotto sigillo a seguito di un’indagine che aveva rivelato il traffico illegale di questo tipo di mangimi.
È superfluo ricordare che già a partire dal 2001 e dopo che le cronache avevano portato alla ribalta il diffondersi delle epidemie del morbo della “mucca pazza”, l’Unione Europea aveva bandito l’uso di carne e ossa nei mangimi per gli animali. Divieto che pare non sia osservato soprattutto in alcuni Paesi dell’Est ove sembra sia una consuetudine continuare a nutrire gli animali d’allevamento con farine che contengono tracce di bovini morti come confermato dalle aspre polemiche sollevate dagli allevatori slovacchi che hanno puntato il dito contro i colleghi polacchi che, per quanto sostenuto dagli agricoltori del paese confinante, sarebbero abituati ad utilizzare mangimi proibiti a danno della concorrenza ma soprattutto della salute umana.
Per Giovanni D’Agata, presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti” è necessario precisare che alla luce di tali notizie è assolutamente utile amplificare i controlli da parte delle autorità Ue ed italiane per tutti i bovini e gli altri animali da macello provenienti dalle aree individuate al fine di evitare il benché minimo rischio per i consumatori.