Non solo crolli nella città sepolta. Lo stesso Giove Pluvio, complice di tanti disastri nelle rovine romane, ha inteso, per una volta, ripagare i danni causati. Così la pioggia dei giorni scorsi ha fatto scoprire a un custode, Lazzaro Gargiulo, delle monete in bronzo di epoca romana.
In un vicoletto, alle spalle della domus del Menandro, l’acqua ha svelato il tesoro che il terreno da tempo immemore custodiva. Ed è il secondo regalo che i temporali del Giove generoso donano a Pompei. Già nel febbraio dello scorso anno, infatti, la pioggia insistente restituì tre monete perse lungo il marciapiede del Termopolium della via Stabiana. Chissà quale Pompeiano, colto dalla furia del Vesuvio nei suoi acquisti quotidiani, lasciò cadere le monete in cerca di una fuga verso il mare.
Le mareggiate, reali e parlamentari, hanno condotto anche i parlamentari del Movimento Cinque Stelle all’approdo della città sepolta. I componenti pentastellati della commissione cultura, dopo un colloquio con la Soprintendente Teresa Elena Cinquantaquattro, hanno visitato gli scavi e i cantieri del Grande Progetto Pompei, con tanto di regolare biglietto. In questi giorni è in discussione al Senato il decreto “Valore Cultura” che dovrebbe dare l’autonomia a Pompei e cinquecento posti di lavoro nel MIBACT.
Nel frattempo gli dei dell’Olimpo, vista la situazione disperata degli Scavi, hanno deciso di portarsi avanti col lavoro e contribuire, nel loro piccolo, alla salvezza degli scavi. In questo caso mi permetto, sommessamente, di dare un suggerimento agli agenti divini. Per salvare Pompei più che monete, europee o olimpiche, servirebbe un miracolo.
Claudia Malafronte