E’ stato Roberto Saviano a far ripartire la Mehari di Giancarlo Siani, il giornalista del ‘Mattino’ assassinato ventotto anni fa. Cittadini e istituzioni lo hanno ricordato con una deposizione di fiori alle Rampe Siani, a poca distanza dal posto dove fu ucciso. Al termine, Saviano ha messo in moto la Mehari, l’auto di Siani, che dopo alcune tappe ha raggiunto la sede del ‘Mattino’. “Vedere la Mehari qui dove fu ucciso Siani dà la contezza della potenza della memoria”, ha detto il sindaco di Napoli Luigi de Magistris.
Il presidente della Provincia di Napoli Antonio Pentangelo ha ricordato “quella pagina di brutalità, violenza e sopraffazione. Oggi siamo a una pagina diversa, pian piano magistratura e forze dell’ordine hanno riaquistato uno spazio che allora era più flebile”. Don Luigi Ciotti, coordinatore nazionale di Libera, ha definito Siani “archeologo della verità, capace di scavare in profondità”.
Lasciando la redazione del ‘Mattino’ Saviano e si è detto un po’ deluso dalla reazione della città: “Ho visto una Napoli minoritaria agguerrita. Quando siamo partiti c’era tutta la Napoli che volevo vedere ma non ho visto l’intera città’. Più che deluso mi ha fatto vedere che c’é una parte della città molto agguerrita un’altra parte molto delusa”. Di questo lo scrittore ne ha parlato con il sindaco con il quale ha scambiato poche parole nella redazione del quotidiano partenopeo. I due si sono detti che “bisogna cambiare rotta, che c’è possibilità forse di dialogo. Speriamo bene”, conclude.