A più di un anno dal fallimento, il 2 maggio 2012, arriva la prima sentenza per il crac Deiulemar. Il tribunale penale di Roma, infatti, ha accettato il patteggiamento, condannando a quattro anni e mezzo Giuseppe Lembo, figlio di uno dei fondatori della gloriosa compagnia di navigazione, fondata nel 1969 e battezzata con l’acronimo dei tre armatori della città del corallo (Della Gatta, Iuliano e Lembo).
Più complessa, invece, la situazione patrimoniale, su cui pendono due provvedimenti contraddittori dello stesso tribunale. Nei giorni scorsi era stato annunciato il dissequestro di beni effettuato lo scorso 27 marzo, spiegando che le partecipazioni societarie e gli immobili non sono direttamente riconducibili agli indagati per bancarotta. Un atto che aveva scatenato le ire dei quasi tredicimila risparmiatori che hanno investito nell’ex colosso di via Tironi oltre 720 milioni di euro, presenti a Roma con due delegazioni provenienti da Torre del Greco e Monte di Procida.
Un’ altra ordinanza, tuttavia, ha disposto un nuovo sequestro di beni non direttamente riconducibili agli indagati per un importo pari a 300milioni di euro. Una parte del credito potrebbe essere rimborsato agli obbligazionisti anche grazie alla dalla vendita delle navi. La compagnia armatoriale greca Diana Shipping ha formalizzato l’acquisto della bulk carrier Stefania Lembo per 22milioni7oomila dollari. L’imbarcazione, ribattezzata Myrsini, sarà consegnata alla società greca a fine ottobre.
Claudia Malafronte