Di quale cancro sta morendo Pompei?

Pompei, Odeion o Teatro Piccolo, i TelamoniLe loro morti per cancro non sono riconducibili all’amianto che pure c’è stato, c’è ed ancora giace da qualche parte nell’area archeologica di Pompei. Per le diverse persone che, a vario titolo, hanno lavorato una vita negli scavi, l’indagine scrupolosa della Procura di Torre Annunziata sostiene che la causa della loro morte per cancro o il fatto che stiano convivendo con gravi forme di neoplasie, non va ricercata nel perimetro degli scavi, anche se l’area – lo sostengono i Pm nella richiesta d’archiviazione – non è ancora del tutto decontaminata e, ha detto chiaramente il procuratore Pennasilico, “resterà, comunque, alta l’attenzione di questa Procura sulle opere in corso per il completamento della messa in sicurezza del sito archeologico”.

Oltre le morti dei dipendenti, ormai è in atto l’agonia degli scavi, da molto tempo “non curati”. La domanda che da ogni parte del mondo si fanno in tanti è: “di quale cancro sta morendo Pompei?”. Anche qui, prima di altri, è ancora la Procura della Repubblica di Torre Annunziata che sta tentando di dare risposte esuastive, individuando i responsabili di inadempienze e sprechi di molto denaro palesemente sottratto alla “conservazione”, la principale terapia di cui ha bisogno Pompei per curare il cancro della lenta ed inesorabile distruzione. Lo ha iniziato a fare con l’inchiesta sui lavori del Teatro Grande che ha portato all’emissione di provvedimenti restrittivi ed interdittivi nei confronti dei titolari e responsabili dei lavori, tutti ormai rinviati a processo per lavori i cui costi iniziali sono passati da circa 500 mila euro ad oltre 8 milioni.

Si attendono a breve anche le conclusioni dell’altra corposa indagine sui numerosi crolli nell’area archeologica, da quello ”famoso” della Schola Armaturarum a seguire.

I fatti che recentemente ha descritto l’Unesco in un corposo dossier, sono un inesorabile e pesantissimo atto d’accusa verso chi ha la responsabilità di conservare e gestire bene Pompei, patrimonio riconosciuto dell’Umanità. Anche su questo è puntata l’attenzione della Procura della Repubblica di Torre Annunziata con un filone d’indagine della grande inchiesta su crolli e sprechi a Pompei.
La preoccupazione per l’area archeologica pompeiana è massima da parte dell’Unesco, dell’Unione Europea che ha cofinanziato il “Grande Progetto Pompei” per il quale si spenderà una somma complessiva di 105 milioni di euro e soprattutto da parte dell’opinione pubblica internazionale, espressa attraverso giornali e televisioni di ogni parte del mondo.

A rispondere alla domanda sul tipo di “cancro” che ha colpito quasi a morte Pompei, recentemente ci hanno pensato prima l’autorevole giornale europeo “Le Monde” che in un ampio reportage di molte pagine si chiedeva allarmato se “L’italia ha ancora la competenza per occuparsi di Pompei” ed anche il prestigioso“The New York Times” che individuava in “Camorra e burocrazia” la causa dei mali dell’area archeologica pompeiana.

Antonio Irlando

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