Lunedì 30 ottobre saremo tante al Presidio contro la Violenza sulle donne, alle ore 9 fuori il Palazzo di Giustizia al Centro Direzionale, per l’udienza del processo a Vincenzo Carnevale che ha barbaramente ucciso la moglie.
Per Pina Di Fraia , trucidata con crudeltà, per la sua famiglia, per opporci alla cultura del silenzio, perché la violenza domestica non resti una violenza privata, ”perchè per ogni donna ferita o offesa siamo tutti parte lesa”
Siamo un Paese in forte ritardo nella lotta alla violenza sulle donne, che ha firmato da pochi mesi la convenzione del Consiglio di Europa (Istanbul), non ha una vera legge contro il femminicidio, è stato redarguito dall’ONU per il suo scarso ed inefficace impegno, è stato bacchettato dalla CEDAW per la mancanza di voglia politica a contrastare il fenomeno e per l’assenza di un opportuno rilevamento dati. A tutt’oggi il nostro Paese non ha ottemperato a quanto richiesto ed il decreto sul femminicidio non può che essere inteso come un semplice segnale. Infatti è molto lontano dal tentativo di proporre una soluzione alla strage a cui il nostro Paese sta assistendo senza opporre una vera reazione, nel testo non ci sono misure di sostegno e protezione per le donne, non c’è un progetto di reinserimento, non sono individuati luoghi per gli uomini allontanati, non ci sono fondi e soprattutto non c’è prevenzione.
La violenza sulle donne, di cui il femminicidio rappresenta la punta dell’iceberg, non è una questione privata, ma politica , culturale ed etica, simbolo dell’arretratezza del nostro Paese che va affrontata e risolta attraverso un Piano antiviolenza nazionale con fondi dedicati e con una rete capillare che raggiunga ogni territorio, una banca dati, una legislatura efficace che si occupi anche di prevenzione, una idonea formazione etica e professionale per gli operatori, una lotta culturale ai ruoli ed agli stereotipi, cominciando dai programmi scolastici e dai libri di testo, un coinvolgimento dei mass media. Insomma vogliamo che il nostro diventi un Paese giusto, che lanci un messaggio forte e chiaro di cambiamento, che tuteli le donne da una violenza barbarica, vogliamo sperare che centri l’obiettivo vero di eliminare il femminicidio, di punirlo e di cambiare la cultura che oggi lo rende possibile.
Perché un Paese che non rispetta il 50% dei suoi cittadini è un Paese senza speranza.
Caterina Pace, Consigliera IDV Provincia di Napoli