Questa volta ad aprire le porte alla pittrice napoletana è la galleria ‘The Royal Opera Arcade Gallery’ di Londra: il 7 e 8 ottobre 2013 le opere dell’artista saranno esposte alla ‘EGOS V Contemporary art Exhibition’.
Al Piccadilly Circus, dunque, Sharilù avrà l’occasione di far conoscere la sua fantasia espressiva.
Ecco alcune dichiarazioni tratte da Spettacolarte.com che ha contattato Lucia Musto, in arte… Sharilù!
Sharilù, un nome musicale. L’hai scelto tu o qualcuno per te?
“Ho un nome che mi piace tanto, Lucia, ma sono abituata a sentirmi chiamare Lù praticamente da sempre. In realtà volevo un nome di fantasia, ma senza perdere la mia vera ‘identità’, motivo per il quale, scherzando con un amico, decidemmo per Sharilù”.
Teatro e pittura: le tue passioni, la tua vita. Due arti diverse, come le gestisci?“Il teatro per me è una passione sfrenata, un impulso che non potrà mai essere cancellato . Il vivere ‘altre vite’ sul palcoscenico, che sia un personaggio comico o drammatico, credo sia l’elisir migliore per veicolare sentimenti diversi. La pittura, invece, è quel grande tassello che mi ‘completa’, che parla di me, delle mie emozioni, fantasie. Diciamo che hanno un bel feeling tra loro, e non esagero se dico che non potrei farne a meno. Senza non vivrei bene”.
Quali i tuoi ricordi di bambina, come osservavi il mondo?
“Ero molto tranquilla, spesso solitaria… E solitaria, in parte, lo sono ancora oggi. Osservavo il mondo in quietudine, ma non ero affatto timida come molti credevano. Sono sempre stata attratta dall’arte in generale, piuttosto che dai giochi o dalle bambole. Forse guardavo un mondo che non mi piaceva. Chissà… (ride, ndr)”.
Cosa è cambiato da allora?
“Credo non sia cambiato molto. Confido sempre nel perpetuarsi collettivo dei sogni, anche se ciò che ci circonda non è sempre quanto di meglio possa piacerci. Rispetto al passato mi definiscono ‘tranquilla fuori ed irrequieta nell’animo’. Ecco, forse è cambiato che reagisco diversamente alle sollecitazioni”.
La nascita di un quadro quali elementi contiene?“Principalmente l’istinto che è parte integrante di ognuno di noi. I miei lavori sono ricchi di materia, amo i colori forti, i tratti decisi di un’emozione da raccontare, da trasmettere in tutti i modi. Spesso amo forme decorative, ma il colore di fondo è la voglia di trovare empatie. Non esiste un criterio preciso alla base delle mie opere. Sono in continua evoluzione, uno studio perenne”.
Dipingi l’astratto, ovvero la sensibilità più che il ragionamento. Qual è l’impulso iniziale?“L’astrattismo è la strada più ‘semplice’, non parlo di tecnica, per dare sfogo alle proprie fantasie inconscie. Tutto nasce naturalmente, spontaneamente, e coincide con l’attimo in cui si desidera l’esplosione di un sentire interiore attraverso un graffio cromatico”.
Dopo tante partecipazioni a mostre prestigiose, arriva l’avventura a Londra, al Piccadilly Circus. Un traguardo importante. Cosa metterai in valigia?
“Sono molto positiva, è sempre interessante interagire in un Paese con lingua e tradizioni diverse dalle nostre. Sarà emozionante vedere la reazione dei visitatori al cospetto delle mie opere, capire come verrà recepito il mio linguaggio, che poi è quello universale dell’arte, ovvero trasmettere emozioni. Di sicuro metterò in valigia ottimismo, pazienza e tanta, tanta voglia di andare avanti”.