Non c’è pace a Ercolano per la popolatissima frazione del Miglio d’Oro (già via Doglie). Ormai furti, rapine e atti di teppismo non si contano più in una zona tristemente nota per essere stata più volte in passato roccaforte di potenti clan malavitosi del posto.
A ridosso della “24 ore” ovvero dell’ex piazza di spaccio più fiorente dell’hinterland vesuviano (talmente nota per il basso costo delle dosi di eroina da spingere i tossicodipendenti a recarvisi persino in orari notturni) la frazione del Miglio d’Oro è di fatto abbandonata a se stessa. Sono spariti nel nulla i consiglieri comunali che in periodo elettorale pascolavano sul posto promettendo interventi risolutori e bonifiche strutturali. Solite promesse vane, solito ritornello: una volta eletti l’importante è portare a casa per il relativo quinquennio il gettone di presenza percepito a livello comunale in qualità di consiglieri.
A questo squallore senza fine si associa l’immobilismo dell’attuale sindaco Vincenzo Strazzullo nei confronti di emergenze comunitarie da affrontare con ben altra determinazione e tempismo per limitare, quanto meno, i danni. Ci si interroga in città sui “giochi di prestigio” che adesso l’attuale classe amministrativa adotterà per accaparrarsi i voti alle ormai prossime comunali. Questa volta data la sfiducia cronica dei residenti e la forte recessione economica occorrerà tirar fuori dal cilindro “il coniglio più grosso o la colomba più bianca” per convincere elettori talmente demotivati da disertare sistematicamente le sedute consiliari.
Ercolano è così: una volta arroccati nel palazzo di città si difende la propria posizione ricorrendo ai più meschini artifizi pur di ottenere la tanto sospirata meta della “permanenza stabile”. In questo marasma il Miglio d’Oro agonizza, le disfunzioni igienico sanitarie non si contano, i problemi logistici penalizzano notevolmente la qualità d’esistenza dei cittadini ma a giudicare dalle espressioni sornione di buona parte degli amministratori “tutto va bene”, “tutto è sotto controllo”.
I cittadini rispondono con amara ironia parafrasando una celebre commedia di Eduardo De Filippo “diciamogli sempre di si”.
Alfonso Maria Liguori