Siamo un “popolo di merda”?

giu11Si marcia ormai quasi ogni giorno. In tanti, ormai in tantissimi, di tutte le età di tutte le provenienze. Ad unirli è la rabbia e la paura della morte per cancro. Nelle proteste di piazza si parla di morte, di quella che ti strappa alla vita. Nelle proteste di piazza si combatte contro le inefficienze cronicizzate che ti impediscono di muoverti con treni della circumvesuviana e bus dell’Eav, ormai all’ultimo respiro. Ma soprattutto di una morte che sta facendo strage di generazioni, perchè nelle coscienze di moltissimi sembra aver preso il posto che occupava l’energia positiva della speranza.

Ormai è una resa dei conti e potrebbe esserla con tragiche conseguenze. Decine di comitati , migliaia di cittadini ormai sono in lotta continua contro lo scempio ambientale in Campania. Mentre chiedono di bloccare i fuochi tossici e l’avvio delle procedure per appaltare il nuovo inceneritore di Giugliano, alzano il tiro sulle responsabilità degli ultimi trent’anni di cattiva gestione amministrativa e ambientale della Campania e di molti Comuni. E’ dovuta arrivare anche una pesante “offesa” ( l’accusa di essere “un popolo di merda”,lanciata da un ex parlamentare, il blogger Mario Adinolfi, per aver subìto in silenzio gli sversamenti di rifiuti tossici) per far infiammare la protesta, già incandescente. Nella disperata lotta quotidiana ci sono proprio tutti: preti, insegnanti, studenti, giovani, nonne. Insomma le famiglie, quelle vere, non della camorra, ci sono tutte. Ci sono finanche gli ignavi e i codardi, assicurano i “mobilitati”. Ci sono anche molti sindaci, con tanto di fascia a capeggiare i cortei. Nessuno ha le idee chiare se attribuire la provenienza di molti di questi ultimi alla categoria dei “codardi cronici”.

Prima che sia troppo tardi (ormai lo ripetono in tanti, anche coloro che potevano e hanno perso tempo ad occuparsi ti tutto, tranne che del Bene Comune) bisognerebbe seguire l’invito di Papa Francesco (in assenza di una politica che si occupa di politiche per tutti) rivolto recentemente ai catechisti: “Se un catechista si lascia prendere dalla paura è un codardo; se un catechista se ne sta tranquillo finisce per essere una statua da museo; se un catechista è rigido diventa incartapecorito e sterile. Vi domando – ha detto il Papa – qualcuno di voi vuole essere codardo, statua da museo o sterile?”. La risposta dei catechisti: “No!”.
E la nostra?

Antonio Irlando

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