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Castellammare è già tempo di falò

falò_immacolata_castellammareNella nostra epoca, di tecnologia e modernità, resistono alcune consuetudini popolari che rimandano a riti ancestrali. La tradizione di accendere fuochi  per venerare santi e madonne è un ottimo esempio di questo fenomeno.  Gli antichi popoli italici, ad esempio, già diversi millenni fa credevano di ingraziarsi le loro divinità e scacciare gli spiriti maligni, accendendo falò. Lo stesso facciamo noi oggi con i fuochi di San Giovanni, Sant’Antonio, dell’Immacolata, e così via.

In tutto questo, ovviamente, non c’è nulla di male, anzi, molte città approfittano di tali riti per organizzare momenti di promozione e valorizzazione del territorio. La riuscita di questi eventi è legata ad un grosso sforzo organizzativo, in cui gli amministratori pubblici e le comunità ecclesiali, collaborano con i cittadini, magari organizzati in comitati rionali, affinché tutto sia fatto nel rispetto della sicurezza, delle tradizioni e, perché no, del bello. Altro fattore importante per la buona riuscita è la tempistica dei lavori, è fondamentale che tutti i soggetti coinvolti si riuniscano per tempo così da organizzare tutto per il meglio.

Queste buone pratiche, purtroppo, non valgono per i “fuocaracchi dell’Immacolata” di Castellammare di Stabia. In città la sera del 7 dicembre, che precede il giorno dedicato all’Immacolata Concezione, gli abitanti dei rioni accendono numerosi falò in onore della Madonna. Riscaldati dalla legna che arde i devoti, attendono che giunga l’alba e quindi il passaggio della tradizionale voce di “Fratièlle e surélle”, un melodico invito alla celebrazione del rosario nelle chiese del quartiere. L’evento è molto sentito in città, dove tutti aspettano i falò per sancire l’inizio delle festività natalizie.

Da svariati anni però i fuocaracchi a Castellammare sono diventati sinonimo di inciviltà e disordine sociale. L’amministrazione comunale tende a reprimere le manifestazioni rionali perché pericolose e, ultimamente con l’amministrazione Bobbio, in barba alla tradizione ha tentato di accentrare tutti i falò sull’arenile antistante la villa comunale. I cittadini dal canto loro continuano impassibili ad accatastare legname da bruciare, in barba ai divieti e ai regolamenti, in una sorta di gara al rione che “ce l’ha più grosso”, il falò s’intende. La comunità ecclesiale, dal canto suo, nicchia sul problema, forse perché ritiene i fuochi espressione di un paganesimo mai sopito, salvo però organizzare processioni ed eventi che del riverbero del fuoco, in una certa misura, si servono, se non altro per attrarre i fedeli.

In molti speravano che con l’avvento dell’amministrazione Cuomo le cose sarebbero migliorate. Con rammarico però dobbiamo constatare che la città continua ad essere amministrata in perenne fuori tempo. Gli amministratori pubblici sembrano prendere coscienza del “problema fuocaracchi” solo pochi giorni prima della fatidica sera del 7 dicembre; anologamente a quanto avviene in estate quando si affronta la questione spiagge pubbliche a giugno inoltrato. Nei rioni, invece, la raccolta del legname inizia già a fine settembre, in questi giorni squadre di ragazzi, giovani e giovanissimi, muniti di asce e seghe, fanno razzia di alberi, che nottetempo trasportano, trascinandoli per le stradine del Cognulo e Visanola, in nascondigli ben celati. Insomma a Castellammare è già tempo di falò, ma non tutti se ne rendono conto e intanto la città si avvia ad un altro disordinato e povero Natale.

Ferdinando Fontanella

Twitter: @nandofnt

Albero abbattuto in via Visanola per i falò dell’Immacolata

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