Il rame in mostra sabato 19 e domenica 20 ottobre (ore 10,00 – 13,00 e 16,00 – 20,00), presso la Biblioteca Comunale “Giancarlo Siani”, sita al civico 54 di via Arco, con una personale di Michele Granata dal titolo: “R’Amare, storia di un’ amore tra un architetto e una lamina di rame”.
E’ noto che via Garibaldi è il luogo storico in cui erano ubicate alcune delle più antiche ed importanti botteghe artigiane di lavorazione del rame, un microcosmo popolato da abili artigiani che con gesti naturali e ripetuti nel tempo hanno plasmato tonnellate del nobile metallo, creando oggetti che entravano nella quotidianità di ogni famiglia; oggetti funzionali che attualmente fungono maggiormente da arredo ed oggetti che hanno sempre meglio assunto, con tecniche diverse, una forte connotazione scultorea e fino ad affermarsi per la valenza artistica. Il tutto a testimonianza, oltre all’amore per le tradizioni, della maestria degli artigiani nel reinventare il proprio lavoro.
Un rapporto forte e passionale con questo metallo che ha coinvolto fin da piccolo l’architetto anastasiano Michele Granata (’55) e lo ha spinto a realizzare opere, tra cui cavalli, santi e arcangeli, il Vesuvio fumante, corni beneauguranti e pulcinella sognanti, che testimoniano il legame indissolubile verso la tradizione artigianale locale e l’ispirazione artistica che ne può derivare.
“Questo è il mio esordio in pubblico e lo faccio nel mio paese e con una mostra personale, perchè il paese mi ha dato tanto in termini di ispirazione artistica e perchè sono nato in Via Garibaldi a Sant’Anastasia; un luogo dove la mattina appena svegliato – racconta Michele Granata – si sentiva nell’aria il ticchettio dei martelli che lavoravano a mano le pentole di rame; un ticchettio lento, continuo e costante ma che non dava fastidio, perchè era parte integrante del nostro modo d’essere, dove tutto era a dimensione d’uomo.
Abitavo con la mia famiglia in una casa di due stanze. Quella al piano terra era adibita a cucina e soggiorno, quella al primo piano, che si raggiungeva da una scala esterna, a camera da letto, ed è li che sono nato. Avevo 4 o 5 anni e ricordo che affacciato al ballatoio, vedevo questa corte piena di gente, laboriosa ed allegra, che con nodose mani, abili ed esperte, lavorava questo metallo dal colore giallo-oro, forgiato nella brace alimentata dall’aria del mantice e dalla speranza di una vita migliore.
Uomini sobri e gentili, che da una lamina dura e sottile, creavano oggetti pieni d’amore.
Uomini dediti al loro lavoro animati da una passione ricca e spontanea, con i loro visi illuminati da un sole amico, appagati dalla certezza del vivere. Quello è stato il mio primo contatto con questo metallo, duttile e magico, che trasforma le idee in realtà.
Bei ricordi, emozioni di bambino coi pantaloncini corti e i capelli a spazzola nel curiosare tra enormi incudini, martelli dalle strane forme, tronchi di legno montati a mo’ di cavallo e forgie sempre attive, chiamato dalle persone anziane “Micheluccio”. Vezzegiato, curato e amato come tanti zii e nonni possono amare un proprio nipote. “Micheluccio o figl’ e mast’ Rafele”. Quando pronunciavano” mast’ Rafele” i loro visi si coloravano di un espressione mista di compiacimento ed orgoglio nel parlare di una persona perbene. Sì, una persona perbene, questo era mio padre. Nella vita tutto torna, gli odori, i suoni, i sapori, e le immagini felici del passato non ci lasciano mai, soprattutto quelle della nostra infanzia e per questo ho deciso di allestire questa mostra come omaggio alla mia terra, alla mia casa, alle mie mie origini, che non vanno mai dimenticate”.
“Finora la mia azione di governo – dice il sindaco Carmine Esposito – ha puntato a promuovere e valorizzare le risorse e le vocazioni territoriali, ad aumentare le possibilità di crescita della nostra comunità, a favorire la creatività delle persone, senza mai perdere di vista l’importanza dell’artigianato, destinato a scomparire senza seri programmi di valorizzazione. In questo caso, abbiamo messo uno spazio fisico, la biblioteca comunale, a disposizione di una mostra d’arte strettamente collegata al nostro artigianato. Operare nel segno dell’artigianato e della salvaguardia delle tradizioni, può dare la possibilità ai giovani di apprendere seriamente una professione “antica” dando loro conoscenze e strumenti moderni per renderla duratura e redditizia”.