Le indagini, avviate a seguito della cattura di Panaro eseguita dai Carabinieri il 14 aprile 2010, hanno permesso di individuare una fitta rete di fiancheggiatori.
Dall’attività investigativa è emerso che la rete di fiancheggiatori era composta, oltre che dai familiari del latitante, anche da persone ritenute insospettabili in quanto completamente estranee a contesti criminali. Tra gli arrestati vi è anche un dipendente dell’Ufficio Anagrafe del Comune di San Cipriano d’Aversa, accusato di avere rilasciato carte d’identità contraffatte, riportanti le foto di Panaro e della moglie con i dati anagrafici del fratello e della cognata dello stesso impiegato. Panaro, grazie all’assistenza continua assicuratagli dalla rete di fiancheggiatori, nei sette anni di latitanza è riuscito agevolmente a muoversi sia sul territorio nazionale che all’estero.
Dall’analisi del materiale sequestrato, infatti, è emerso che il latitante ha effettuato in compagnia di familiari e amici numerosi soggiorni in diverse località turistiche italiane e, in una circostanza, addirittura fuori dai confini nazionali, nel pieno centro a Montecarlo. E’ riuscito anche a incontrare periodicamente i familiari presso una villa con piscina, sottoposta a sequestro, sita nel comune di San Nicola Arcella, in provincia di Cosenza. Tra i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere vi è anche il figlio della proprietaria dell’abitazione di Lusciano (Caserta) dove il latitante venne scovato, che ha fornito a quest’ultimo le apparecchiature tecniche per la bonifica da microspie.